Illustrazione di Alessia Tricarico |
E’ sera e sono in camera con Roy ed Emma e mostro il timbro
del Cappellano.
“Difensore Reale”.
«Hanno inventato appositamente per te un incarico che prima
non esisteva! E’ meglio di quanto potessimo desiderare!» esclama Roy,
entusiasta.
Roy è fifone quanto positivo nelle cose.
Forse è per questo che spesso ha paura: vede possibilità
sempre e comunque, e si sa, quando hai molte opportunità davanti, hai paura di
bruciartele o di rimanere improvvisamente senza niente, di vedere i tuoi sogni
infranti.
Io non ho mai pensato davvero al mio futuro.
Non so se si tratta della mia apatia nei confronti della
vita o perché, come ho letto da qualche parte, sono uno di quelli che “vive
alla giornata”.
Ma è giusto, questo? E’ il modo migliore di vivere, quello
di non pensare al domani e non avere sogni?
Io non ho sogni.
«Ma si tratta del Principe, non del Re», Emma vede sempre
tutto nero.
«Il ragazzino trascorre comunque molto tempo con suo padre.
E inoltre, cosa più importante, Lui mi vede come un eroe, perciò ho già
guadagnato terreno», le dico, cercando di rassicurarla.
«E presto guadagnerai la sua fiducia», aggiunge Roy.
«Secondo me dovresti giocarti la carta dell’orfano, ti
riuscirà benissimo, perché lo sei davvero».
L’ho già detto che Roy ha solo quattro sensi, perché gli
manca quello del tatto?
Ovviamente non mi offendo, sia perché è mio amico e so come
è fatto, sia perché non posso scientificamente farlo.
«Sei davvero orfano?» Emma sembra sconvolta e allo stesso
tempo un po’ dispiaciuta per questo.
«Già».
La guardo per la prima volta in faccia, dato che con lei è
sempre e solo una sfida occhi-negli-occhi a chi abbassa lo sguardo per primo.
Ha il volto spruzzato di lentiggini e grandi occhi castani.
«Anche io non ho conosciuto mai mio padre. Se ne andò di
casa quando avevo pochi mesi. Non me lo ricordo». Questo spiega tutti i suoi
problemi col sesso maschile.
«Si, ci dispiace Fox, davvero, davvero tanto, ma possiamo
ritornare alle cose importanti, ovvero: adesso andrai a vivere ai piani alti?»,
domanda Roy, scatenando lo scatto di un pugno da parte di Emma, in pieno petto.
«Ehi, Fox, se volevi tastare i miei addominali bastava
chiederlo!», esclama lui.
La situazione sta prendendo una piega imbarazzante, da
camerata di liceali in gita scolastica il cui professore si è dovuto assentare
un attimo.
«D’accordo, continuerete a litigare quando me ne sarò
andato», la chiudo io.
«E, si, andrò a
vivere nell’appartamento accanto a quello di Enok, che è a due stanze di
distanza da quello del Re».
«Perfetto… Appena puoi, dovresti dargli un’occhiata», mi
suggerisce Emma.
«Sarà fatto. Riunione nello stanzino tra due giorni, a
mezzanotte, ci state?», chiedo.
Acconsentono.
Potrebbe essere una grande responsabilità e opportunità per
avvicinarmi a sufficienza al re e ucciderlo.
E’ vero, può essere apparentemente buono e saggio.
Ma non dimentico la mia patria.
Inoltre ammetto che non sono del tutto convinto di questo
incarico: un Re come Lui che sa di avere tanti nemici (d’accordo, nemici che crede
essere tutti al di fuori delle mura di Gelso), ma apposta un ragazzo
sconosciuto, tra l’altro un Bianco, sapendo quanto i soldati di Clorophilia
siano scarsi, a proteggere quella che dovrebbe essere la cosa più preziosa, suo
figlio.
Può significare diverse cose.
Che si sente eccessivamente sicuro di sé, che può
permetterselo perché è effettivamente “immortale” come molti dicono. O che suo
figlio non è così importante. Non escludo nessuna possibilità, il buonismo ha
fregato molti uomini.
Intanto ammiro le nuvole di questo cielo, da una vetrata del
corridoio del palazzo.
E non ho timori per il domani.
Scritto da Valeria Quarto
Nessun commento:
Posta un commento