domenica 28 dicembre 2014

4. Vita

Illustrazione di Alessia Tricarico
Il cielo di Kroatoan è rosso.

Ogni Regno ha un cielo di colore diverso.

Questo pomeriggio abbiamo dovuto studiare approfonditamente Clorophilia, la sua storia, la divisione sociale, la geografia, la sua politica.

Se qualcuno ci chiede qualcosa, la copertura deve reggere.

Il cielo di Clorophilia è giallo.

Mi chiedo come si faccia a vedere il sole.

Quello di Gelso è azzurro.

Si dice che il colore “azzurro” sia nato proprio dalla tonalità particolare del cielo di Gelso.

Tutti parlano bene di Gelso.

Molti volevano entrarci, ma solo le persone “modello” possono viverci.

Ai cittadini nati lì viene perdonato tutto, ma agli stranieri no, rischiano per ogni sgarro di venire espulsi.

Ovviamente, uno dei 30 prenderà il posto (con la forza) di uno dei 7 Portieri delle Mura di Gelso.

I 7 Portieri analizzano chi può entrare. Se è una visita, se è per sempre.

Abbiamo già un lasciapassare falso.

Dicono che a Gelso ci sia cibo a sazietà e si possano mangiare perfino le nuvole.

Che sapore avranno le nuvole?

Ho preparato il borsone.

E’ la prima volta che affronto una missione in borghese.

Sono vestito da capo a piedi con abiti clorophilliani.

Maglia blu, un paio di jeans vissuti. Indumenti provenienti tutti da Clorophilia.

Un piano perfetto.

Non ho paura di sbagliare.

La mia unica preoccupazione, se così si può chiamare, è come riuscire a conquistare la fiducia  del Re.

Entrerò a Corte come un umile servitore. E poi, dovrò farmi notare da Lui in persona, per sperare di potermici avvicinare.

Sono le 22:48.

Siamo già all’entrata del tunnel, scavato dalla parte del muro opposto alla porta d’entrata per Gelso.

Quando tutti i Gentili, i Controllori e i Portieri saranno alle prese con l’esplosione, che riuscirà a distruggere solo il 30% delle mura, noi entreremo.

Sono previsti 17 minuti per attraversare il tunnel.

Non un minuto di più.

Sembra un enorme tana di talpa.

Sarebbe ridicolo se crollasse mentre noi lo attraversiamo.

La bomba costruita dagli illustri Ingegneri, gli stessi che hanno esaminato e realizzato il Progetto Inside, è la migliore ultima versione di esplosivo che sono riusciti a costruire.

L’ultimo attentato con una bomba attuato a Gelso è stato 8 anni fa, con il risultato che solo il 4% delle mura furono scalfite.

Non abbattute, scalfite.

Le Mura di Gelso sono d’oro bianco, ma c’è chi dice che all’interno siano fatte di diamante.

Fu un disastro.

Il 30% va bene, considerato che è un diversivo.

E il comandante Lock ha aggiunto ieri, durante l’ultima riunione prevista solo per i 10 che sarebbero entrati a Corte, che in questi 3 mesi gli Ingegneri avrebbero continuato a lavorare a questa bomba fatta di un nuovo materiale, e che se noi avessimo fallito, avrebbero utilizzato il nuovo esplosivo per distruggere l’intera città. Entro 3 mesi la bomba sarebbe stata in grado di garantire una prestazione del 99,9%.

Ovviamente quello 0,1% è dato, anche in questo caso, dal fattore umano.

Per esempio, se all’ultimo momento, l’Ingegnere incaricato di premere il pulsante Rosso ha dei ripensamenti....

Noi vogliamo semplicemente l’oro.

Se il Re ce ne avesse concesso almeno metà, questa guerra non sarebbe neppure iniziata.

Insomma le opzioni per noi sono: riuscire o fallire.

Se falliamo, moriamo, o per mano del Re in persona, o per mano del nostro stesso Paese.

Dobbiamo riuscire.

Sorge spontanea la domanda: come posso voler vivere, se non mi importa, se non lo sento? Io non riesco a… sentire la vita.

So che se dovessi morire proverei dolore fisico.

Ma nulla di più.

Né rimpianti, né rimorsi.

Però desidero vivere.

Perché è questo che si deve desiderare.

Mi hanno insegnato che bisogna amare la vita o morire con onore.

O forse spero di rimanere in vita per vedere se un giorno si troverà una cura al mio male.

So che i sentimenti, le emozioni, sono belle. Ma anche terribili.

Ma darei la mia anima anche per provare un attimo di dolore, un minuto di rabbia, un momento di felicità.

Mi sentirei vivo.

Non so se esistono altri motivi per desiderare la vita. Per ora attendo solo, forse invano, forse no, che qualcuno mi dica cosa fare…

Capisco la vita, cosa sia, perché “sia bella”.

Ma non la vivo. Non posso. Ma voglio.


di Valeria Quarto
editing  di Bianca Cataldi

domenica 14 dicembre 2014

3. Il Fattore Umano


grafica di Alessia Tricarico
«Siediti»,  mi dice.

Anche i comandanti delle altre Legioni se ne sono andati.

Non sono curioso. Come potrei?

La mia mente è completamente… vuota.

Non ci sono domande, non ci sono richieste, né pretese. Qualcuno direbbe che sono semplice.

«E’ necessario parlare con te in modo particolare. Io e gli altri comandanti, abbiamo convenuto che debba essere tu l’Esca».

L’Esca.

 L’Esca non è il povero malcapitato vittima e capro espiatorio.

No. Per i soldati l’Esca è chi sembra innocuo e invece sferra il colpo mortale.

E’ l’assassino.

«Come è stato già accennato il margine di fallimento di questo progetto e del 2,5%. E questo 2,5% equivale al fattore umano. Vedi soldato Logan, anche i  militari come noi, a volte, possono cedere. Possono lasciarsi trasportare dai sentimenti. Si dice che Re Cedric sia saggio ed amabile. Si dice che ci sono Gentili che percepiscono uno stipendio poverissimo, ma che sono contenti, perché non lottano per il salario, ma per amore del Re. Non possiamo permettere che queste sue doti influenzino nessuno di voi. Tu sei tra i 10 che saranno a corte. Degli altri 9 non sono sicuro. Ma di te, sì.  E non parlo delle loro abilità, so quanto sono validi. Parlo del loro cuore».

«Comandante, lei sa che io non riesco a provare nulla».

Già, lo sa. Lo sa, perché ero entrato solo da una settimana nella Legione, che mi mandarono in missione.

E dovetti uccidere un Gentile che mi sbarrò la strada. Un colpo di fucile, dritto al petto. Era la sua stessa arma, che ero riuscito a rivoltare contro di lui.

La regola vuole, che dopo il primo uomo ucciso, si vada in infermeria per una visita dal Medico della Psiche.

Ma fu lui a rimanere scioccato, perchè non sapeva spiegarsi il motivo della mia tranquillità, dopo aver ucciso un uomo a sangue freddo, dopo solo 7 giorni dal mandato. Secondo lui, non avevo avuto neanche il tempo di ambientarmi in Caserma. Dunque chiamò Lock. E io gli dovetti spiegare come stavano le cose. E mentre il Medico continuava a sostenere che avevo un disturbo post-traumatico, il comandante mi ascoltò e mi credette.

Ed ora eccoci qua.

«Tu sei l’unico in grado di cancellare quel 2,5% di margine d’errore e rendere il piano perfetto. Diventa suo amico. Stravederà per il povero orfano venuto da lontano in cerca di un po’ di fortuna. Conquistalo. E poi, uccidilo. Conquista il Regno. Servi la patria. Sarai un eroe».

Non che mi interessi.

A volte penso se al mondo esista qualcosa capace di farmi provare una qualsiasi emozione.
Neppure uccidere un uomo, mi ha fatto… “sentire”.

Io sono il fattore in-umano che serve.

«Sissignore, comandante. Farò come mi ha comandato», affermo, irrigidendo il corpo e guardando nel vuoto.

«Bene, soldato Logan, bene. Gli altri 9 saranno avvisati che tu sarai l’Esca. Se ci ripenserai, decideranno tra di loro chi ti sostituirà. Della nostra Legione siete tu, Emma Fox e Roy Shields. Sei sono della II Legione e solo uno è della I».

Roy è con me. Bene. Un volto amico. Con Fox ho avuto poco a che fare. So che è una tiratrice scelta come me, ma nulla di più.

Gli altri dovrò conoscerli in questi tre mesi.

«Fatevi valere».

Apro la porta.

«Ah, e, Logan mi raccomando», i suoi occhi verdi piantanti nei miei blu.

«Rimanete vivi».


di Valeria Quarto
Editing Bianca Cataldi


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