Vi risparmio il momento in cui Enock si è svegliato e abbiamo dovuto
letteralmente trattenerlo con la forza, mentre tirava all’aria pugni e calci,
gridando(mi): “Traditore!”…
Non ho emozioni, eppure, ho sentito qualcosa, quando mi ha definito
così.
Non so perché.
Forse perché è vero.
Forse perché… no, non mi importa nulla del ragazzino, voglio dire,
come potrebbe?
Non so che significa “ferire qualcuno”.
Comunque, il tempo che Emma l’ha tranquillizzato spiegandogli “il
piano” e si è ripreso.
Si è asciugato le lacrime.
Di rabbia.
Di delusione.
Adesso gli dico che dovremo legarlo per finta, così Corallo crederà
alla nostra versione.
Dopo aver sistemato e ripetuto un po’ la messa in scena, mi reco da
lui, e come prova “di fedeltà”, Emma mi ha letteralmente “obbligato” a farmi
raccontare da lui, come ha tentato di uccidere il Re, quella notte. Ciò servirà
anche a noi, in seguito, quando davvero vorremo ucciderlo, se Corallo fallisse,
di nuovo.
«Sapevo che avresti accettato», commenta, appena mi vede varcare la
soglia della stanza. «Ti conosco, perché io mi conosco».
Non. Paragonarmi. A te.
«Non perdiamo tempo. Il ragazzino è in mano ad Emma, che è
un’infiltrata come me. Prima di procedere, però voglio e devo sapere cosa è
successo quella notte. Quando hai cercato di uccidere il Re».
Rotea gli occhi e, sospirando, si getta su una poltrona, quella di
fronte a me.
«La vuoi con i dettagli o posso farti un rapido riassunto? Non mi
piace rimembrare i miei insuccessi», dice, sbuffando.
«Di sicuro non mi interessano i tuoi affari. Voglio saperlo per capire
il modo migliore per ucciderlo. E per non fallire a mia volta».
Sembro averlo convinto subito, si raddrizza sulla sedia e incrocia le
mani, guardandosele, come a voler mettere a fuoco i ricordi, il passato.
Io mi appoggio alla parete di fronte a lui.
Non nego che… sono curioso.
«Progettavo da un po’ di toglierlo di mezzo. Decisi di farlo quella
notte, perché sembrava non arrivasse mai il momento giusto, o che tutti i
momenti lo fossero. Vedi, Logan», adesso mi guarda, non negli occhi, ma in
volto. «Non provare emozioni è positivo; ti permette di vagliare lucidamente le
opzioni, di scegliere davvero liberamente. Ma è anche negativo. Non ti fa
capire molte cose, proprio perché, il resto del mondo è intriso di bontà,
amore, solidarietà e tutte queste cose che si intromettono e compromettono la
logica delle cose. Comunque, mi dissi finalmente “Ora o mai più”. Devi sapere
che non c’è sempre stata questa “leggenda” che mio padre fosse immortale. E’
grazie a me, che si è creata. Il pugnale aveva una lama grande e non solo. Era
intriso di veleno. Un solo taglio, provocava la morte dopo pochi minuti. Per
questo può essere usato solo tre volte, poi perde la sostanza della quale è
ricoperto, con l’uso».
«Insomma, quella sera vado da lui. Ma non mi prendere per un… senza cuore, voglio dire, ho voluto
dargli un’ultima possibilità. Gli ho chiesto nuovamente di poter governare, al
posto di quel pidocchietto, all’epoca null’altro che un bambinetto. Ha di nuovo
rifiutato. Con questa storia che, la mia stessa ambizione e competitività lo
spingevano a dirmi di no. Che, per il mio carattere e per il mio essere
“assente di emozioni” – sì, lui lo sapeva – avrei portato Gelso in guerra, pur
di combattere e conquistare tutti gli altri Regni esistenti. E sai una cosa?
Era vero. E’ vero. Siamo lo Stato più potente, si dice. Non lo credo, per
essere i più potenti, bisogna essere gli unici. Il mio desiderio era quello di
conquistare tutti gli altri principati. Ma Lui non era d’accordo. Fu così, che
mentre fingevo di chiedergli perdono per la mia insistenza, abbracciandolo, lo
colpii. Dritto allo stomaco. Rigirai la lama tre, quattro volte… E lo lasciai
lì».
«Nessuno sapeva che in quel momento ero con lui. Corsi via, nel mio
studio segreto, nei sotterranei. Nessuno sapeva della sua esistenza. Avrei
aspettato che fosse stato rinvenuto il corpo… Avrei fatto il figlio rattristato per
un po’, e dopo avrei regnato io, a modo mio. Invece ecco che poche ore dopo,
tutte le guardie si sono mosse a cercarmi per tradimento. Voci che gridavano “Il figlio ha pugnalato il Re!”, riferendosi a
me. A quel punto ho tentato la fuga, ma non ho fatto altro che espormi ancora di più. Le sue guardie mi hanno preso, come se fossi l'ultimo dei malfattori... Quando solo poche ore prima, ero un figlio di Re. Avevano già ricevuto l'ordine di cacciarmi fuori dalle mura di Gelso. Non mi ha neppure voluto guardare per un'ultima volta in faccia, mio padre... Per lo sprezzo, la delusione, immagino. E così, mi sono ritrovato al freddo e al gelo di nuovo, come quando ero solo un pargolo maledetto abbandonato ai piedi di quella porta anni prima...»
«Ti farà ridere, quello che ti dirò adesso. L'unico posto, l'unico Regno presso il quale sono riuscito a trovare rifugio è stato Kroatoan. Ed è stato anche il modo con cui sono riuscito a ritornare qui a Gelso. Grazie al vostro tunnel, qualche tempo fa».
Posso sentire i miei occhi sgranarsi, le sopracciglia innalzarsi, le narici aprirsi di più e i pugni stringersi ancora di più.
Siamo stati noi a riportare Corallo qui.
Sono stato io.
Pensavamo di essere noi il nemico. E invece, noi non eravamo altro che il suo mezzo.
«Durante il mio soggiorno nel tuo Regno ho avuto modo di parlare con il tuo Re. Il patto di cui ti ho accennato prima, è qualcosa di reale, Jensen. Per tutto questo tempo, sotto il cielo rosso di Kroatoan, che ho trovato davvero molto ispirante, quasi come se fossi nella mia vera casa, ho progettato un modo per rinascere, risorgere, vendicarmi. Riprendere ciò che…
non mi spetta, forse, ma che voglio».
Si alza di colpo.
«Tutto il resto è mera speculazione. Questa è la verità».
Deglutisco rumorosamente.
Lui se ne avverte.
«Allora? Idee?»
«La prossima volta, si deve mirare al cuore», è tutto ciò che riesco a
dire.
Scritto da Valeria Quarto