domenica 29 marzo 2015

17. COME SE I GUAI NON FOSSERO GIA’ ABBASTANZA

Illustrazione di Alessia Tricarico
E’ tutto bianco.

Le pareti, il pavimento. I mobili. Il lampadario di perle. Le sedie. Le tende. Il tavolo, la lunga tovaglia, che sovrasta parte del pavimento. Le tazzine del caffè, i bicchieri, i piatti, le caraffe, i tovaglioli. Il caffè. I biscotti.

Nella sala della prima colazione del Re, siamo noi gli unici ad indossare colori differenti.

Sono stupito dal vedere che ci sono anche il Guardiano Principale e il Cappellano. C’è il Re, due sue guardie personali. E il principino.

«Allora, ragazzo, ti sta dando del filo da torcere mio figlio?», mi chiede Lui sorridendo.

Da quando in qua un re da più retta ad una guardia che a suo figlio?

«Non gliene darei, se non mi seguisse 24 ore su 24», risponde Enock al mio posto.

«Ancora non abbiamo trascorso 24 ore assieme, Maestà, aspetti a lamentarsi», gli dico, guardandolo mentre immerge un cornetto (bianco) nella sua tazza di succo d’arancia (credo, dato che è bianco, ma il profumo sembra essere quello).

«Perché? Mi farai capire quanto in realtà la tua compagnia sia migliore?», esclama con sarcasmo il marmocchio.

«O peggiore», e io non sono sarcastico.

Il Guardiano, seduto alla mia destra, scoppia a ridere.

«Ci sono tutti i presupposti che nasca una grande amicizia, causata da incredibili avventure», esclama.

“Incredibili avventure”, cosa vorrà dire?

Mentre si consuma tra una chiacchiera e l’altra questa colazione intrisa di quella che viene comunemente chiamata allegria, il mio sguardo è fisso sul Re.

E’ a soli 3 posti di distanza da me.

Quando, un giorno non molto lontano, gli sarò addosso, con cosa potrò togliergli la vita?

Credo che si meriti una morte dignitosa e indolore.

…E se fosse davvero immortale? No, è impossibile.

Spero.

«Vado a in bagno a lavarmi i denti e poi ho le prove con l’arco. Finisci il tuo caffè e poi raggiungimi immediatamente!», esclama il principino con arroganza.

Trattengo un sospiro.

Una Servitrice alla mia destra mi chiede se possa versarmi del latte.

Il latte che di solito è bianco, a Gelso è azzurro. Certamente.

Cinque minuti dopo sono fuori dalla porta del bagno.

«Maestà, ha finito? Farà tardi per la sua tanto agognata lezione di arco».

Nessuna risposta dall’altra parte.

Busso.

Silenzio.

Busso più forte.

Provo ad aprire la porta.

E’ chiusa a chiave dall’interno.

Non mi resta che sfondarla con un calcio.

Si apre malamente la porta, per ricevere la fantastica sorpresa (ecco, adesso sono sarcastico) di una finestra spalancata, una di quelle tovaglie immense usate per la Sala della colazione, che evidentemente ha trovato nella cesta del bucato, fissata al lavandino ed usata come fune.

Mi precipito a guardare giù.

Di Enock nessuna traccia.

Mi guardo intorno.

Non può sfuggirmi la scritta realizzata sullo specchio sul lavandino col dentifricio blu.

“Prova a trovarmi adesso, cocco”.

Sul serio?


Come se i guai non fossero già abbastanza.


Scritto da Valeria Quarto

domenica 22 marzo 2015

Fino a che età bisogna curare il bambino interiore?

Assistiamo quotidianamente a notizie di crimini efferati commessi da persone insospettabili. Chi pugnala ripetutamente il coniuge, lo fa a pezzi e magari lo congela nel freezer in cantina, per poi essere descritto dai vicini di casa, dai colleghi di lavoro e dai parenti come una brava persona, riservata e “tranquilla”. Di qui parte la strumentalizzazione televisiva “del caso”, con tanto di analisi snocciolate da psicologi e criminologi di calibro internazionale.

La psicologia è un’arte sopraffina, scruta, analizza e focalizza i meandri più nascosti della mente e dell’animo umano, fino a giungere al bambino interiore. La bruttura delle azioni commesse dal soggetto in questione sono dunque da imputare alle ferite che ha ricevuto quando era bambino, che sono state represse e non guarite. Sono il prodotto della sua estrazione sociale, dell’educazione dei suoi genitori e via dicendo. Questa “perizia” sulla psiche è la fantastica e inconfutabile tesi che porta molto, troppo spesso, un giudice a non decretare la pena severa che molti si aspetterebbero, perché convinto dalle attenuanti che tali perizie evidenziano, per giustificare almeno in parte il comportamento dell’imputato. Questo è solo un semplice esempio su quanto la psicologia assurga al diritto di definire un’azione orribile, solo il frutto di una scelta senza la consapevolezza di intendere o volere.

Non sono una psicologa né un avvocato, perciò non mi addentrerò oltre in questioni che ignoro. Quello che invece non ignoro è il terreno biblico nel quale mi addentrerò volentieri, dato che contiene spiegazioni e rivelazioni di una chiarezza e semplicità disarmanti (specie per una “senza lettera” come me).

Il male viene dal maligno e il cuore dell’uomo è insanabilmente malvagio, come è scritto in Geremia 17:9 e il versetto 10 aggiunge «Io, il SIGNORE, che investigo il cuore, che metto alla prova le reni, per retribuire ciascuno secondo le sue vie, secondo il frutto delle sue azioni»; Proverbi 4:23 dice «Custodisci il tuo cuore più di ogni altra cosa, poiché da esso provengono le sorgenti della vita», e in Proverbi 11:17 «L'uomo buono fa del bene a se stesso, ma il crudele tortura la sua propria carne».

Non ci sono attenuanti di carattere sociale o familiare che portano l’uomo ad essere totalmente o parzialmente giustificato da qualsivoglia azione egli commetta. In Galati 6:7 è scritto «Non vi ingannate; non ci si può beffare di Dio; perché quello che l'uomo avrà seminato, quello pure mieterà». Dio ha il potere e la volontà di svezzare quel bambino e smettere di cullarlo!

La psicologia tira fuori dall’essere umano tutto quello che c’è da evidenziare; poi, quando la persona si trova a fare i conti con la sua debolezza, non può che accettarla e convivere con i sensi di colpa che ne conseguono o rifiutarla. imbottendosi di psicofarmaci per attenuare il dolore dell’anima fino all’oblio.

La sapienza di Dio ha il vantaggio di avere una soluzione definitiva per “rieducare il bambino interiore” e farlo finalmente crescere e diventare maturo, forte, consapevole e integro, come è scritto in 1 Corinzi 2:6-7 «Tuttavia, a quelli tra di voi che sono maturi esponiamo una sapienza, però non una sapienza di questo mondo né dei dominatori di questo mondo, i quali stanno per essere annientati; ma esponiamo la sapienza di Dio misteriosa e nascosta, che Dio aveva prima dei secoli predestinata a nostra gloria».

 Isaia 1:18 «Poi venite, e discutiamo», dice il SIGNORE;«anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come la neve; anche se fossero rossi come porpora, diventeranno come la lana». Ci dice come fare la nostra parte e poi Dio farà la sua, che non è una cura palliativa, ma un intervento risolutivo: «Darò loro un cuore per conoscere me che sono il SIGNORE; saranno mio popolo e io sarò loro Dio, perché si convertiranno a me con tutto il loro cuore», Geremia 24:7. E in Ezechiele 36:26 «Vi darò un cuore nuovo e metterò dentro di voi uno spirito nuovo; toglierò dal vostro corpo il cuore di pietra, e vi darò un cuore di carne», insomma un vero e proprio trapianto!

La soluzione dunque è non cullare più quel bambino, ma adottare un cuore nuovo che fa di noi uomini e donne nuovi, assolti per mezzo del dono di Dio per raggiungere la perfetta statura di Cristo, che non ha in sé l’infantilismo e/o questioni irrisolte. Efesini 4:13-15 «Fino a che tutti giungiamo all'unità della fede e della piena conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomini fatti, all'altezza della statura perfetta di Cristo; affinché non siamo più come bambini sballottati e portati qua e là da ogni vento di dottrina per la frode degli uomini, per l'astuzia loro nelle arti seduttrici dell'errore; ma, seguendo la verità nell'amore, cresciamo in ogni cosa verso colui che è il capo, cioè Cristo». L’apostolo Paolo insegna alla chiesa a crescere «Fratelli, non siate bambini quanto al ragionare; siate pur bambini quanto a malizia, ma quanto al ragionare, siate uomini compiuti» (1 Corinzi 14:20) e in 1 Corinzi 13:11 è scritto «Quando ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino; ma quando sono diventato uomo, ho smesso le cose da bambino».

Come si può condurre l’individuo verso questo altissimo obiettivo?

Esponendo a ciascuno il messaggio del vangelo, che è salvezza, guarigione e liberazione. Marco 16:15-18 Contiene il preoperatorio di tutti coloro che vogliono sradicare la vecchia natura e avere una nuova chanche di vita: «E disse loro: «Andate per tutto il mondo, predicate il vangelo a ogni creatura. Chi avrà creduto e sarà stato battezzato sarà salvato; ma chi non avrà creduto sarà condannato. Questi sono i segni che accompagneranno coloro che avranno creduto: nel nome mio scacceranno i demòni; parleranno in lingue nuove; prenderanno in mano dei serpenti; anche se berranno qualche veleno, non ne avranno alcun male; imporranno le mani agli ammalati ed essi guariranno».

In Luca 10:19 Gesù affida il potere di liberare le persone da ciò che li opprime e il potere altresì di ministrare loro la conseguente guarigione emozionale oltre che fisica, ai suoi discepoli, semplici pescatori, pressoché illetterati. Questo potere, questa abilitazione a “esercitare” ancora oggi (in tutti coloro che credono nel nome di Gesù), la guarigione interiore e la liberazione, è la nostra eredità, che prescinde dalla conoscenza e/o l’applicazione della materia “psicologia”.

E’ il potere contenuto nel nome di Gesù che fa miracoli, la nostra cultura non potrebbe di certo migliorare questa verità fondamentale! E se un credente avesse entrambe, ovvero conoscenza psicologica e applicazione teologica? Sarebbe fantastico. Il condizionale è d’obbligo, perché questo binomio, per funzionare, deve essere applicato da ministri maturi, sobri, che non anteporrebbero mai la conoscenza umana alla guida e l’ispirazione dello Spirito Santo, che spesso ci sorprendono e ci sovrastano con maestria eccellente. Isaia 11:2 elenca la perfezione degli attributi dello Spirito Santo «Lo Spirito del SIGNORE riposerà su di lui:Spirito di saggezza e d'intelligenza, Spirito di consiglio e di forza, Spirito di conoscenza e di timore del SIGNORE».

L’apostolo Paolo era un uomo di grande cultura, ma di fronte «all’eccellenza della conoscenza di Gesù Cristo», definì spazzatura tutto il suo bagaglio di studi umani. (Filippesi 3:8-10)) Lo scopo è conoscere e far conoscere la potenza di Dio, che non consiste in parole, ma in opere.

In tutta umiltà, negli ultimi anni ho avuto il privilegio di accompagnare molte persone lungo il percorso della guarigione emozionale, che arriva fino alla croce per ricevere il “proprio trapianto di cuore”; l’ho fatto confidando unicamente nella guida dello Spirito Santo… “Senza lettera”, ma sicuramente non senza efficacia.

Benedizioni, saluti e prosperità 
Past. Francesca Miolli Corsini

16. Colazione con il Re

Illustrazione di Alessia Tricarico
Fuoco.

Fuoco ovunque.

Sono al centro di una stanza che va a fuoco.

Mi guardo a destra, a sinistra, sono circondato.

Ma non posso morire così.

Sono giovane.

Sudo freddo, malgrado il calore che mi increspa la pelle.

Ho paura.

Corro in quell’incendio, gridando tra le fiamme.

E mi sveglio.

L’unica cosa vera, è il sudore.

Sono sudato fradicio.

Non sono solito fare incubi.

Sono nella mia nuova stanza, a piani e piani di distanza dal lettuccio in cui dormivo fino a ieri.

E’ una camera tutta rossa, dalle tende alle coperte, al tappeto, agli armadi, alle pareti… Tutta rossa.

L’orologio segna le ore 6:09.


domenica 15 marzo 2015

15. NUOVO PIANO



Illustrazione di Alessia Tricarico
E’ sera e sono in camera con Roy ed Emma e mostro il timbro del Cappellano.

“Difensore Reale”.

«Hanno inventato appositamente per te un incarico che prima non esisteva! E’ meglio di quanto potessimo desiderare!» esclama Roy, entusiasta.

Roy è fifone quanto positivo nelle cose.

Forse è per questo che spesso ha paura: vede possibilità sempre e comunque, e si sa, quando hai molte opportunità davanti, hai paura di bruciartele o di rimanere improvvisamente senza niente, di vedere i tuoi sogni infranti.

Io non ho mai pensato davvero al mio futuro.

Non so se si tratta della mia apatia nei confronti della vita o perché, come ho letto da qualche parte, sono uno di quelli che “vive alla giornata”.

Ma è giusto, questo? E’ il modo migliore di vivere, quello di non pensare al domani e non avere sogni?

Io non ho sogni.

«Ma si tratta del Principe, non del Re», Emma vede sempre tutto nero.

«Il ragazzino trascorre comunque molto tempo con suo padre. E inoltre, cosa più importante, Lui mi vede come un eroe, perciò ho già guadagnato terreno», le dico, cercando di rassicurarla.

«E presto guadagnerai la sua fiducia», aggiunge Roy.

«Secondo me dovresti giocarti la carta dell’orfano, ti riuscirà benissimo, perché lo sei davvero».

L’ho già detto che Roy ha solo quattro sensi, perché gli manca quello del tatto?

Ovviamente non mi offendo, sia perché è mio amico e so come è fatto, sia perché non posso scientificamente farlo.

«Sei davvero orfano?» Emma sembra sconvolta e allo stesso tempo un po’ dispiaciuta per questo.

«Già».

La guardo per la prima volta in faccia, dato che con lei è sempre e solo una sfida occhi-negli-occhi a chi abbassa lo sguardo per primo. Ha il volto spruzzato di lentiggini e grandi occhi castani.

«Anche io non ho conosciuto mai mio padre. Se ne andò di casa quando avevo pochi mesi. Non me lo ricordo». Questo spiega tutti i suoi problemi col sesso maschile.

«Si, ci dispiace Fox, davvero, davvero tanto, ma possiamo ritornare alle cose importanti, ovvero: adesso andrai a vivere ai piani alti?», domanda Roy, scatenando lo scatto di un pugno da parte di Emma, in pieno petto.

«Ehi, Fox, se volevi tastare i miei addominali bastava chiederlo!», esclama lui.

La situazione sta prendendo una piega imbarazzante, da camerata di liceali in gita scolastica il cui professore si è dovuto assentare un attimo.

«D’accordo, continuerete a litigare quando me ne sarò andato», la chiudo io.

 «E, si, andrò a vivere nell’appartamento accanto a quello di Enok, che è a due stanze di distanza da quello del Re».

«Perfetto… Appena puoi, dovresti dargli un’occhiata», mi suggerisce Emma.

«Sarà fatto. Riunione nello stanzino tra due giorni, a mezzanotte, ci state?», chiedo.

Acconsentono.

Potrebbe essere una grande responsabilità e opportunità per avvicinarmi a sufficienza al re e ucciderlo.

E’ vero, può essere apparentemente buono e saggio.

Ma non dimentico la mia patria.

Inoltre ammetto che non sono del tutto convinto di questo incarico: un Re come Lui che sa di avere tanti nemici (d’accordo, nemici che crede essere tutti al di fuori delle mura di Gelso), ma apposta un ragazzo sconosciuto, tra l’altro un Bianco, sapendo quanto i soldati di Clorophilia siano scarsi, a proteggere quella che dovrebbe essere la cosa più preziosa, suo figlio.

Può significare diverse cose.

Che si sente eccessivamente sicuro di sé, che può permetterselo perché è effettivamente “immortale” come molti dicono. O che suo figlio non è così importante. Non escludo nessuna possibilità, il buonismo ha fregato molti uomini.

Intanto ammiro le nuvole di questo cielo, da una vetrata del corridoio del palazzo.

E non ho timori per il domani.

Scritto da Valeria Quarto


domenica 8 marzo 2015

Elogio della donna virtuosa


Elogio della donna virtuosa
Una donna virtuosa chi la troverà? Il suo pregio sorpassa di molto quello delle perle.
Il cuore di suo marito confida in lei, ed egli non mancherà mai di provviste.
Lei gli fa del bene, e non del male, tutti i giorni della sua vita.
Si procura lana e lino e lavora gioiosa con le proprie mani.
È simile alle navi dei mercanti: fa venire il suo cibo da lontano.
Si alza quando ancora è notte, distribuisce il cibo alla famiglia e il compito alle sue serve.
Posa gli occhi sopra un campo e lo acquista; con il guadagno delle sue mani pianta una vigna.
Si cinge di forza i fianchi e fa robuste le sue braccia.
Sente che il suo lavoro rende bene; la sua lucerna non si spegne la notte.
Mette la mano alla rocca e le sue dita maneggiano il fuso.
Tende le palme al misero e porge le mani al bisognoso.
Non teme la neve per la sua famiglia, perché tutta la sua famiglia è vestita di lana rossa.
Si fa dei tappeti, ha vesti di lino finissimo e di porpora.
Suo marito è rispettato alle porte della città, quando si siede tra gli anziani del paese.
Fa delle tuniche e le vende, e delle cinture che dà al mercante.
Forza e dignità sono il suo manto, e lei non teme l’avvenire.
Apre la bocca con saggezza e ha sulla lingua insegnamenti di bontà.
Sorveglia l’andamento della sua casa e non mangia il pane di pigrizia.
I suoi figli si alzano e la proclamano beata, e suo marito la loda, dicendo:
«Molte donne si sono comportate da virtuose, ma tu le superi tutte!»
La grazia è ingannevole e la bellezza è cosa vana; ma la donna che teme il Signore è quella che sarà lodata.
Datele del frutto delle sue mani, e le opere sue la lodino alle porte della città.
Libro dei Proverbi 31:10-31

14. L’INCARICO


Illustrazione di Alessia Tricarico
Si dice che il legame tra padre e figlio sia qualcosa di incisivo.

Ho letto che se hai un buon rapporto con tuo padre, cresci sicuro di te, pronto ad affrontare il mondo e la paura. Al contrario, se con lui non si crea un legame “speciale”, d’amore e di protezione, non avrà una vera e propria identità e sarà difficile, per lui, arrancare nella vita da solo.

Io non ho mai conosciuto la mia famiglia.

A volte mi chiedo, se non avessi questa benedizione (e maledizione al tempo stesso), di non provare alcun sentimento, forse non sarei quello che sono, un soldato, un combattente. Nonostante la giovane età, ho già avuto a che fare con la vita e con la morte.

A Kroatoan il Governatore non ha figli, ma ha un nipote designato come suo potenziale erede. Eppure credo che Month, suo nipote, lo veda proprio come un genitore. Lo teme e trema ad ogni suo ordine. Non li ho mai visti in atteggiamenti affettuosi, neppure quando era piccolo. Lo so perché siamo cresciuti assieme, abbiamo frequentato la stessa scuola. Mi dispiace dirlo (in realtà no, dato che non provo rimorsi, la storia ormai la sapete), ma è uno smidollato, che gioca a fare il bullo solo per dimostrare che ha il potere. Non riesco a immaginare che lui, un giorno, erediterà il trono. Forse lo è per questo motivo: non ha mai avuto un padre vero e proprio e deve cavarsela da solo, in qualche modo.

«Non ti lascerò andare in giro mai più da solo neanche per il Castello, adesso», sospira il Re.

Enok guarda il padre accigliato, nascondendo metà volto tra le lenzuola celestine del letto dell’infermeria. Nonostante la strigliata, non c’è rancore nei suoi occhi.

Cedric I finalmente si accorge di me.

«Jensen, cosa ci fai tu qui, ragazzo?»

Si ricorda il mio nome.

L’Infermiera gli risponde: «Se non fosse stato per questo giovanotto, il Signorino Enok a quest’ora starebbe ancora dormendo nel pozzo del Labirinto».

«Poteva lasciarmi lì, almeno sarei stato libero», sbotta il principino.

«Che assurdità che hai detto, essere libero in un pozzo», ribatte suo padre.

«Solo chi è veramente libero può cacciarsi nei guai, ricordatelo», sentenzia ancora il Re.

«Comunque, ragazzo», dice rivolgendosi di nuovo a me, con tono solenne e puntando i suoi occhi nei miei «Non sarai più un Servitore».

Come?

«Tu sarai la Guardia Personale di mio figlio!»

«Cosa?!» esclama Enok, zompando fuori da letto, per poi gridare dal dolore per la mossa azzardata fatta.

I nostri occhi si incontrano per un istante.

«Papà, sul serio? Ma scherzi? Ho 13 anni!»

«Chissene importa! Io sono il Re, comando io! E poi Logan era militare a Clorophilia, non è un dilettante!»

«Già, si sa quanto siano esperti i Bianchi, guarda, sarò proprio al sicuro col dio della guerra qua…”, il tono sarcastico accompagna le braccia che si incrociano sul petto.

«Intanto è stato proprio un Bianco a salvarti», dico con calma.

Lui mi fulmina con lo sguardo.

Non sono in grado di provare emozioni, ma credo che se potessi, ora sarei irritato.

Parla troppo per essere un “reale”.

«Ben detto ragazzo! Scendi subito dal Cappellano e fatti modificare il timbro! Fatti scrivere sul polso… vediamo… Difensore Reale! Perfetto!», il Re sembra entusiasta di questa sua idea.

«Ora ti scrivo personalmente una richiesta, Jensen», dice il Re, estraendo una penna ricoperta di diamanti dalla tasca della veste che indossa, blu cobalto.

«Enok, rimettiti, e rimetti pure la testa a posto. Basta danni. E sta sempre incollato a 
Jensen», ordina il Re al figlio, prima di lasciare la stanza.

Mi alzo dalla seduta, e quando sono sulla soglia il Principe mi rivolge un’ultima parola.

«Sai una cosa, Jensen? Non rinuncerò alla mia libertà.Farò di tutto per renderti questo incarico un incubo. Stammi bene».

Ecco, questa minaccia suona molto reale.

Eppure questa è anche una grande opportunità inaspettata.

Dobbiamo aggiornare il piano. Vado ad incontrarmi con i miei compagni.

E mentre chiudo la porta alle mie spalle, penso a come quel ragazzino potrebbe mai rendermi questo incarico “un incubo”.



 scritto da Valeria Quarto

domenica 1 marzo 2015

13. SVILUPPI INASPETTATI

Illustrazione di Alessia Tricarico
Seguo le orme, che come mi hanno portato fin qui, mi riportano fuori.

Entro dalla porta del retro del Palazzo, che è più vicina rispetto all’Infermeria, dove sto portando la ragazza. Ma non faccio in tempo a varcare la soglia, che due servitori che si trovavano nei paraggi ci vedono e vanno in tilt.

Letteralmente.

«Oddio, cosa è successo, cosa è successo!», esclamano tutti agitati, avvicinandosi a me e cercando di prendermi il ragazzo dalle spalle.

«L’ho trovato giù nel pozzo del labirinto, è privo di sensi», rispondo, non riuscendo a capire.
«Avvisate il Re!» grida uno di loro «Principe, principe! Riesce a sentirmi?»

Eccolo.

Il Piano.

L’ho detto che a volte serve solo resistenza.

Sono in Infermeria.

Il “principe” si è appena risvegliato e si preme la borsa del ghiaccio sulla testa.

Il principe.

L’infermiera si è allontanata per prendere ago e filo, per ricucire la brutta ferita che si è fatto.

Devo essere gentile.

«Come si sente, Altezza?» domando.

«Come se fossi caduto giù in un pozzo e avessi sbattuto la testa», risponde sarcastico.

Sono sulla sedia accanto al lettuccio dove è steso.

Si mette seduto, con un po’ di «Ahia» e si volta verso di me.

Mi fissa.

Io sostengo lo sguardo.

«Mi sta radiografando, Maestà?»

Lui aggrotta la fronte.

«E’ il mio superpotere insieme all’abilità di volare».

«Quella che non ha usato per scendere nel pozzo».

«Ovviamente».

Arguto per essere il piccoletto che è.

I suoi occhi sono color cielo e i capelli neri come il carbone.

L’infermiera rientra.

«Mi raccomando stia fermo Principe, eh, che questa volta se l’è vista brutta! La stavano 
cercando da un sacco di tempo» esclama, cominciando a medicarlo.

«Ma se sono caduto solo un paio d’ore fa! Ahi! Come al solito esagerate! Ehi, ahia, che fai?!»

«Ti ricucio, Principe, ti ricucio! L’Infermeria, in questo palazzo, esiste solo per te», si lamenta la donna.

Poi mi domanda: «Come ti chiami, giovanotto?»

«Jensen Logan, signora».

Il brunetto mi guarda di sottecchi.

«Sono Servitore da un paio di giorni.”

“Infatti mi sembrava di non riconoscerti» ammette l’Infermiera.

Bussano alla porta.

E’ il Re.

«Tu devi sempre essere fonte di preoccupazione, Enok! Sempre!» esclama arrabbiato, appena entra.

«Papà, non è colpa mia se mi sono sporto troppo!», ribatte lui.

E così il suo nome è Enok.

Credo che l’avventura che sto già vivendo qui a Gelso da qualche giorno avrà degli sviluppi… inaspettati.

Scritto da Valeria Quarto