«Cosa sta dicendo?», Enock mi tira la manica della maglia.
«Logan, cosa sta dicendo?!».
La sua voce stridula, spezzata, ha il sapore di chi ha capito.
Ha capito che è stato tradito.
Estraggo il pugnale velocemente, lo afferrò dalla lama, tagliandomi,
ma è necessario.
Col manico lo colpisco sulla testa.
Colpisco il principe.
Cade sul pavimento tempestato di zaffiri della stanza del Re, svenuto.
Avrebbe dato di matto e in questo momento ci sono già io ad essere
confuso.
Non provare emozioni, permette alla mia logica di operare sempre
lucidamente e in modo diretto.
D’accordo, anche la morale mi influenza.
E colpire un ragazzino può sembrare che “non sia giusto”.
Ma, ragioniamo: ho questo tizio di fronte a me che stava letteralmente
mandando all’aria la mia copertura.
E questo non va bene.
Tuttavia… Ha ragione. Io voglio uccidere Re Cedric. Gelso deve essere
conquistata dall’interno, è questo il motivo per cui sono qui. Anzi, siamo.
«Dov’è Roy?», sapendo che lo sa.
«Roy è stato un incidente, non doveva usare Il Passaggio», sbuffa
teatralmente, passeggiando avanti e dietro per la camera.
E in tutto questo, il Re dorme.
Non ha battuto ciglio quando ho colpito Enock.
«Il Passaggio?», domando.
Voglio inquadrarlo.
Sembrerebbe… un pazzo.
«Ma sì, è il nome che ho dato alla mia invenzione che ci ha permesso
di passare sotto quest’altra forma, parallela a quello che si chiama “il mondo
reale”».
Con il piede dà un leggero calcio al braccio del principe.
«Ehi, lascialo stare», gli intimo.
«Come, prima lo ferisci tu e
poi io devo lasciarlo stare?», si
muove come un attore, allarga le braccia esageratamente, cammina a grandi
passi.
Ora si avvicina al letto del Re.
Lo guarda mentre dorme.
Anzi, non si limita a guardarlo… lo fissa.
«Te lo ripeto un’altra volta», mi accorgo del sangue che cola dal
taglio che mi sono fatto sulla mano, tenendo il coltello dalla lama. Fa male
«Dov’è Roy».
«Cosa vuoi che ne sappia?! Credi che mi interessi? L’ho intravisto in
giro per i corridoi, ma mi importava più di non essere visto, quindi l’ho
lasciato perdere», esclama esasperato, poggiandosi con la schiena sulla parete.
«Io voglio solo prendermi il trono, Logan. E per farlo sono costretto
ad eliminare mio padre e il nanetto».
Quando dice “padre”, sussulto.
Lui se ne accorge.
Sembra molto intelligente, quasi geniale.
Non so, questo è quello che percepisco.
«Ti sorprende che lo chiami “padre”? O che voglia ucciderlo?», mi
sorride. Come se mi stesse raccontando una fiaba o un aneddoto piacevole.
«Mi ha cresciuto, è vero. Ma non ho il suo sangue dentro di me. Enock,
sì. Io voglio la corona, non voglio essere “il secondo” del principino per
tutta la mia vita. Anche perché, sono arrivato prima io, Logan. E’ questione di
correttezza. Potrai dirmi che, come è successo a te, avrei potuto non avere la
benedizione di essere adottato e cresciuto con l’amore e la gentilezza con cui
mi hanno trattato qua. Ma sai una cosa? Non sono serviti a nulla, Logan. Perché
io non lo sento l’amore, io non la sento la gentilezza. Nella mia
natura non esiste il sentire».
La sua voce è nitida. Sembra robotica.
«Ma tu lo sai, mi capisci», si dirige di nuovo verso il trono «e se
avessi avuto un padre, fidati, anche tu, prima o poi, avresti voluto
ucciderlo».
«Quindi ecco cosa voglio fare con te», si siede, prendendo la corona
posata sul comodino alla sua destra e la rigira tra le mani, le dita affusolate. «Tu lo uccidi. Fai
fuori il bambinetto. Io salgo al trono e stipulo un patto con Kroatoan. Sarai
acclamato e diventerai l’eroe del tuo Regno… E io avrò il mio. Se non ti fidi
della mia parola – e faresti bene, io non mi fiderei di me – ti tranquillizzo
dicendoti che non sono bravo a combattere, anzi: a differenza tua, sono debole
fisicamente. Oltre che con questa Assenza Emozionale, come la chiamo io (mi piace
dare nuovi nomi alle cose), sono nato con una carenza muscolare che mi rende
fragile. Ogni volta che combattevo e che mi allenavo, subito dopo dovevo
correre in infermeria. Ma, indovina un po’, lo facevo per compiacere il caro
papà. A costo di stare male ogni volta. Adesso non mi importa più di lui, più
di nessuno. Voglio il potere. Se non mantengo il giuramento, non ti sarà
difficile uccidermi e io tengo alla mia vita più di qualunque altra cosa,
quindi mi atterrò alla parola data. Io voglio il potere, tu vuoi una missione.
Eccotela».
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