Il suo ragionamento non fa una piega.
Lui vuole uccidere il Re.
Io voglio uccidere il Re.
Ho qualche scrupolo solo per il ragazzino.
Magari posso farlo uccidere da Corallo o
potremmo rinchiuderlo nella Prigione di Massima Sicurezza a Kroatoan (non che
mi preoccupi di chissà cosa possa fare).
Si tratta di affari e il tempo sta per
scadere, prima che il mio Regno pensa che abbiamo fallito e bombardi Gelso,
uccidendoci tutti.
Tuttavia non mi sembra giusto prendere
questa decisione da solo.
Tornerò alla dimensione reale e ne parlerò
con Emma.
«Devo pensarci. Ne parlerò con i miei
compagni e ti farò sapere».
Tenendo ancora in mano la corona del Re,
vedo un guizzo nei suoi occhi grandi e vuoti.
«Ma non metterci troppo. Entro domani devi
aver scelto. O anche tu rientrerai nel mio piano di sterminio, Logan, e mi
dispiacerebbe. Non ho incontrato mai nessuno come me».
Non so per quale motivo, ma questo
paragone, mi irrita.
Mi infastidisce.
Sono davvero come lui?
«Al ragazzino penso io», dico, prendendolo
in braccio. «Anche su di lui, prenderemo io e i miei una decisione sul da farsi
e intanto tu troverai Roy». A quest’ultima affermazione, più che richiesta, il
suo volto si scurisce per un attimo.
«Trovarlo per farmi uccidere?! Cosa gli
dico, che mi hai mandato tu? Non se la berrà mai».
Allora prendo una lettera reale scrivo una
parola sul bigliettino e lo sigillo nella busta col timbro.
Una C rossa scarlatta.
«Dagli questa», gliela consegno, il mio
pollice sfiora il suo indice mentre l’afferra. Le sue mani sono fredde. «E
saprà che sei con me».
La parola è “casa”.
Una volta, durante una missione, stavamo
parlando di quali fossero le parole più difficili da pronunciare o da ricordare
per la loro complessità.
E Roy disse: «Anche casa è una parola tosta», e io me ne stupii.
«Non tutti ne hanno una. Alcuni riconoscono
la loro casa quando ormai è troppo tardi. Ed è anche quella che temo di più,
perché ogni volta che me ne vado a combattere contro qualche nemico, a
battagliare in qualche guerra, non so se la rivedrò. Se ci tornerò».
Io non ho parole che mi piacciono.
Né che temo.
Prendo in braccio il principe ancora
tramortito e lo porto nella libreria.
Sento Corallo esclamare alle mie spalle:
«L’appuntamento è sempre qui, nella stanza del Re, alle ore 3 del pomeriggio!
Ah, e, Logan», mi volto, i suoi occhi nei miei. «Non deludermi».
E odio quando lo dice.
Scritto da Valeria Quarto
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