Illustrazione di Alessia Tricarico |
22.57.
Siamo tutti in posizione.
I primi 10 sono coloro che faranno parte dei Controllori.
Gli altri 10 saranno Gentili.
E poi ci siamo noi.
Roy ha paura.
Lo ammiro, perché ogni volta, prima di una missione, ha
paura.
Ma affronta ogni suo timore con una scrollata di spalle e
muovendosi sempre per primo, in modo impeccabile.
Ieri si è rasato i capelli biondi.
Io me li sono solo ulteriormente tagliati.
Emma ha, sotto l’elmetto, un tuppo.
I suoi capelli sono scuri e gli occhi verdi.
Le poche volte che ha aperto bocca mi è parsa arrogante.
Ma si deve andare d’accordo con i propri compagni.
Sono loro che hanno un terzo della tua vita in mano.
L’altro terzo dipende dai nemici.
L’altro terzo dipende da te.
Ore 23:00.
Entriamo nel tunnel.
Tutto si muove molto velocemente.
In fila indiana, cominciamo ad addentrarci nella “tana della
talpa gigante”.
Potrei inventarmi una storia al riguardo.
L’eco dell’esplosione dall’altra parte della città ci
insegue.
Respiro piano, non so quanto ossigeno c’è a disposizione qui
sotto.
La luce sull’elmetto di Colton, il commilitone della I
Legione, che mi sta seguendo, si fulmina, si spegne.
Ma noi continuiamo imperterriti.
Possiamo udire lo scalpitio di piedi fugaci sopra di noi.
I Gentili, il popolo.
Sicuramente avranno dato l’Allarme.
23:08.
Ancora 9 minuti.
Alle ore 23:17 dobbiamo essere fuori dal tunnel e dividerci,
sparpagliarci.
Sento una voce ad un megafono.
Siamo non so quanti metri sotto terra.
Non si capisce bene cosa dica.
Sarà l’avviso alle genti di rientrare al sicuro nelle
proprie case.
Le armi che abbiamo a disposizione sono una spada, un arco
con cinque frecce ed una pistola cadauno.
Non abbiamo potuto portare con noi nessuno scudo, troppo
ingombrante.
Un commilitone più avanti tossisce.
Gli unici suoni che si odono lungo il tunnel dal soffitto
basso e polveroso sono il rumore del
terreno misto a ghiaia sotto i piedi e il respiro affannoso di 30 persone.
23:15.
“Vedo l’uscita!” sento gridare il primo soldato.
Io sono il 22° in posizione.
Perfetto.
Per le 23:17 saremo fuori.
Infatti è così.
Appena varchiamo i cespugli che nascondono il buco stretto
dal quale siamo usciti faticosamente, ci dividiamo.
Non mi interessa gli altri dove sono diretti.
Io so solo che noi 10 dobbiamo dirigerci verso la Corte.
Da dopodomani io, Roy ed Emma faremo richiesta di potervi
entrare come servitori. Dopo altri due giorni, altri due faranno richiesta per
entrare come cuochi.
Altri quattro, come guardie, la settimana prossima.
L’ultimo, Colton, Farà domanda per diventare uno dei Giardinieri
di Corte.
Kroatoan sarà ovunque.
Io sarò un servitore.
So solo eseguire gli ordini, non potrei essere altro.
Non so né cucinare né potare o piantare.
Come guardia, sarebbe stato più difficile avvicinarmi al Re.
Come previsto, questa parte della città è completamente
deserta.
La gente è nelle case, al sicuro.
Tutta la Sorveglianza è alla Porta.
Ci vorrà almeno un’altra ora finché ritorni un po’ d’ordine.
Ora ci dirigeremo al primo ostello vicino alla Corte.
Ci presenteremo come cugini.
Possiamo addirittura usare i nostri veri nomi, per quanto è
sicura la nostra copertura clorophiliana.
Per la prima volta, da quando sono uscito dal tunnel, alzo
lo sguardo al cielo.
E’ di un azzurro più scuro, perché è notte.
Ma c’è luce.
Mi fa uno strano effetto avere gli occhi dello stesso colore
del cielo.
O forse è il cielo che ha lo stesso colore dei miei occhi.
Mi rendo conto di preferire questo cielo a quello rosso di
Kroatoan.
Scritto da Valeria Quarto
Editing Bianca Cataldi
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