domenica 11 gennaio 2015

6. A Corte

Illustrazione di Alessia Tricarico
Dopo aver alloggiato un paio di giorni all’Ostello Cielo, ci siamo incamminati verso il castello.

E’ situato su un’altura verdeggiante, al centro di Gelso.

Del resto, l’intero Reame è ricco di piante e alberi, come il larice, il mirto, e molti cedri.

Kroatoan è un po’ più aspra, perché è stata edificata 200 anni fa attorno a un’oasi, l’unica nel Grande Deserto.

Prima di Re Moab, c’era suo padre Ammon, che nel suo lungo mandato durato 67 anni, trasformò il territorio in un luogo moderno e tecnologicamente avanzato, degno di accogliere una fetta della civiltà umana.

Dove c’era l’oasi, adesso e da anni c’è la Fortezza del Re.

Tutta la sabbia o la poca erbetta è ricoperta da 10 cm di asfalto rosso, come il cielo.

Ci sono palazzi di cristallo e di ferro. Non esistono casette di marzapane o quella roba di cui ho letto nei libri.

Invece Gelso sembra esattamente uscita da una di quelle fiabe con cavalieri e principesse.

Magari non ci sono casette di marzapane, ma ci sono casette di mattoni e di assi di legno, altre tinte di colori dalle tonalità pastello.

Ci sono fontane d’oro.

Un cartello appeso sulla vetrina di un ristorante attrae il mio sguardo.

“Nuvole bianche con cacao a soli 2 cicli d’oro.”

Un ciclo corrisponde a 10 kroati.

Ovviamente, gli Ingegneri ci hanno procurato del danaro clorophilliano, che abbiamo cambiato alla Banca Di Gelso questa mattina.

Nessun problema con i documenti.

Tutto in regola.

Nella mia vita ho letto molto.

Quando ero piccolo dovevo pur passare il tempo, in qualche modo, in quell’orfanotrofio.

Con gli altri bambini non mi trovavo bene.

Si divertivano con cose che non mi divertivano.

A 6 anni ti insegnano a leggere e a scrivere.

L’Orfanotrofio Della Speranza aveva una biblioteca immensa.

E durante i 13 anni che vi ho trascorso, posso sicuramente affermare di aver letto tutti i libri che conteneva.

Alcuni anche più di una volta.

La Nutrice Superiore mi regalò “L’arte della guerra” come premio per l’ottimo tema sulla pace che scrissi all’età di 10 anni.

Buffo, no? Si doveva argomentare perché bisognasse ricercare la pace e come premio c’era un libro su come fare la guerra.

Questa è Kroatoan.

Non giudico il mio Regno. Sia perché è perseguibile penalmente secondo il 16° principio della Carta di Kroatoan, sia perché non posso lamentarmi.

Obiettivamente non mi è mai mancato niente.

«Ragazzi, siamo arrivati». Emma è vestita da ragazza.

E’ la prima volta che vedo un soldato donna vestito… da donna.

Eccoci di fronte all’immenso portone d’oro del Castello Reale.

Roy ci guarda.

«Come facciamo ad entrare?»

Emma comincia a guardarsi attorno.

Io mi avvicino alla porta.

E busso.

«Ricordiamo di dimenticarci di essere soldati», dico abbozzando un sorriso.

Roy scoppia a ridere, Emma alza gli occhi al cielo.

«E’ proprio vero che a volte la soluzione giusta è la più semplice», dice.

Lentamente, si apre il portone.

Ed appare un vecchietto, con una barba lunghissima, una casacca di lino bianco, lunga fino alla vita e dei jeans apparentemente nuovi.

Mi fa uno strano effetto vedere un uomo che avrà su per giù 80 anni, indossare dei jeans.

Dei jeans “alla moda”, aggiungerei. Che fanno a pugni con la casacca di lino.

E’… buffo.

«Ditemi, giovanotti!», esclama con aria cordiale.

«Vorremmo parlare con un Guardiano», chiede sbrigativo Roy.

«Io sono un Guardiano! Anzi, il Guardiano Principale, per essere precisi, dato che mi occupo di sorvegliare ed accogliere chiunque bussi alla Grande Porta», risponde lui, con aria solenne e soddisfatta.

Emma e Roy non riescono a nascondere la meraviglia.

Il vecchio se ne accorge.

«Voi non siete di qua, vero?» domanda.

Subito Roy si toglie di spalle lo zaino e velocemente ne esce fuori i documenti, piantandoglieli in faccia.

«Abbiamo i lasciapassare! E’ tutto legale!»

Ottimo, Roy, davvero un comportamento naturale e poco sospetto.

Non provo sentimenti, ma conosco il sarcasmo.

Deve essere più rilassato.

«Lo scusi, Signore», dico sorridendogli tranquillamente «è che eravamo appena arrivati a Gelso, l’altro giorno, quando c’è stato l’assalto delle legioni di Kroatoan. Sa, la gente, giustamente, è sospettosa».

L’anziano sorride.

«Giusto, giusto».

Prende il documento dalle mani di Roy.

«Quindi venite da Clorophilia. E vedo che avete passato tutti i controlli. Bene, bene».

«Siamo cugini, signore. Speriamo di trovare un po’ di fortuna qui a Gelso». Dice Emma con una voce dolce e suadente come il miele.

Ecco il lato positivo di avere una donna nell’esercito.

«E cosa cercate al Castello?»

«Ci accontenteremmo di un posto come Servitori, Signore» risponde Roy.

«C’è sempre posto per dei servitori. Seguitemi».

Facile come bere un bicchier d’acqua.

Si volta e ci fa strada all’interno del Palazzo.

L’ingresso è immenso. Il soffitto è ricoperto da affreschi raffiguranti battaglie nel cielo e il pavimento è di cristallo.

Ci sono quadri e specchi affissi sulle pareti rivestite d’oro.

Io sono stato al Palazzo del Re Moab.

All’interno è completamente rivestito di rubino e anche quello ti lascia a bocca aperta.

Ma questo è davvero niente di mai visto.

«Scommetto che siete rimasti stupiti nel vedere che un vecchio come me è il Guardiano Principale!», ridacchia la nostra guida per caso.

«Beh, a Clorophilia prendono solo giovani tra i 18 e i 30 anni, Signore» risponde Emma.

Brava, hai studiato.

«Qui ti prendono a qualsiasi età purché tu abbia una dote essenziale».

«La forza?» domanda Roy».

«Eheh, no, figliolo, la saggezza».

«Io so che la saggezza è un requisito dei Re, Signore» dice Emma, evidentemente titubante.

«Beh, cara, la forza senza saggezza è inutile, anzi, è dannosa. Io devo essere così saggio da dover discernere chi far entrare o no nel Palazzo dove dimora il Re! E comunque ci sono anche Guardie forti, pronte a venire in soccorso se qualcuno vuole fare il furbo!»

Mi viene spontaneo pensare che il vecchio, questa volta, c’ha visto male.

O forse siamo noi degli ottimi attori.

Abbiamo attraversato un lungo corridoio, dall’alto soffitto, tutto rivestito d’oro e dal pavimento di velluto rosso.

«Quindi siamo passati al controllo?» chiedo, con tono scherzoso.

Ma dentro di me prego per una risposta affermativa.

«Ehehe, beh, sennò non sareste qui, no?» ride «Tuttavia devo avvertirvi: adesso state per incontrare il Cappellano. State mooolto attenti a come vi comportate con lui. Il vostro futuro nel castello come potenziali servitori è nelle sue mani».

Io e gli altri ci scambiamo un rapido sguardo nervoso.

Arriviamo di fronte ad una porta immensa, di cristallo, che ha quattro maniglie, tutte d’oro, ovviamente. E’ scritto, in alto, sul muro, a capo della porta: Cappellano.

Non l’avevamo previsto.

Scritto da Valeria Quarto
editing Bianca Cataldi


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