domenica 28 dicembre 2014

4. Vita

Illustrazione di Alessia Tricarico
Il cielo di Kroatoan è rosso.

Ogni Regno ha un cielo di colore diverso.

Questo pomeriggio abbiamo dovuto studiare approfonditamente Clorophilia, la sua storia, la divisione sociale, la geografia, la sua politica.

Se qualcuno ci chiede qualcosa, la copertura deve reggere.

Il cielo di Clorophilia è giallo.

Mi chiedo come si faccia a vedere il sole.

Quello di Gelso è azzurro.

Si dice che il colore “azzurro” sia nato proprio dalla tonalità particolare del cielo di Gelso.

Tutti parlano bene di Gelso.

Molti volevano entrarci, ma solo le persone “modello” possono viverci.

Ai cittadini nati lì viene perdonato tutto, ma agli stranieri no, rischiano per ogni sgarro di venire espulsi.

Ovviamente, uno dei 30 prenderà il posto (con la forza) di uno dei 7 Portieri delle Mura di Gelso.

I 7 Portieri analizzano chi può entrare. Se è una visita, se è per sempre.

Abbiamo già un lasciapassare falso.

Dicono che a Gelso ci sia cibo a sazietà e si possano mangiare perfino le nuvole.

Che sapore avranno le nuvole?

Ho preparato il borsone.

E’ la prima volta che affronto una missione in borghese.

Sono vestito da capo a piedi con abiti clorophilliani.

Maglia blu, un paio di jeans vissuti. Indumenti provenienti tutti da Clorophilia.

Un piano perfetto.

Non ho paura di sbagliare.

La mia unica preoccupazione, se così si può chiamare, è come riuscire a conquistare la fiducia  del Re.

Entrerò a Corte come un umile servitore. E poi, dovrò farmi notare da Lui in persona, per sperare di potermici avvicinare.

Sono le 22:48.

Siamo già all’entrata del tunnel, scavato dalla parte del muro opposto alla porta d’entrata per Gelso.

Quando tutti i Gentili, i Controllori e i Portieri saranno alle prese con l’esplosione, che riuscirà a distruggere solo il 30% delle mura, noi entreremo.

Sono previsti 17 minuti per attraversare il tunnel.

Non un minuto di più.

Sembra un enorme tana di talpa.

Sarebbe ridicolo se crollasse mentre noi lo attraversiamo.

La bomba costruita dagli illustri Ingegneri, gli stessi che hanno esaminato e realizzato il Progetto Inside, è la migliore ultima versione di esplosivo che sono riusciti a costruire.

L’ultimo attentato con una bomba attuato a Gelso è stato 8 anni fa, con il risultato che solo il 4% delle mura furono scalfite.

Non abbattute, scalfite.

Le Mura di Gelso sono d’oro bianco, ma c’è chi dice che all’interno siano fatte di diamante.

Fu un disastro.

Il 30% va bene, considerato che è un diversivo.

E il comandante Lock ha aggiunto ieri, durante l’ultima riunione prevista solo per i 10 che sarebbero entrati a Corte, che in questi 3 mesi gli Ingegneri avrebbero continuato a lavorare a questa bomba fatta di un nuovo materiale, e che se noi avessimo fallito, avrebbero utilizzato il nuovo esplosivo per distruggere l’intera città. Entro 3 mesi la bomba sarebbe stata in grado di garantire una prestazione del 99,9%.

Ovviamente quello 0,1% è dato, anche in questo caso, dal fattore umano.

Per esempio, se all’ultimo momento, l’Ingegnere incaricato di premere il pulsante Rosso ha dei ripensamenti....

Noi vogliamo semplicemente l’oro.

Se il Re ce ne avesse concesso almeno metà, questa guerra non sarebbe neppure iniziata.

Insomma le opzioni per noi sono: riuscire o fallire.

Se falliamo, moriamo, o per mano del Re in persona, o per mano del nostro stesso Paese.

Dobbiamo riuscire.

Sorge spontanea la domanda: come posso voler vivere, se non mi importa, se non lo sento? Io non riesco a… sentire la vita.

So che se dovessi morire proverei dolore fisico.

Ma nulla di più.

Né rimpianti, né rimorsi.

Però desidero vivere.

Perché è questo che si deve desiderare.

Mi hanno insegnato che bisogna amare la vita o morire con onore.

O forse spero di rimanere in vita per vedere se un giorno si troverà una cura al mio male.

So che i sentimenti, le emozioni, sono belle. Ma anche terribili.

Ma darei la mia anima anche per provare un attimo di dolore, un minuto di rabbia, un momento di felicità.

Mi sentirei vivo.

Non so se esistono altri motivi per desiderare la vita. Per ora attendo solo, forse invano, forse no, che qualcuno mi dica cosa fare…

Capisco la vita, cosa sia, perché “sia bella”.

Ma non la vivo. Non posso. Ma voglio.


di Valeria Quarto
editing  di Bianca Cataldi

domenica 14 dicembre 2014

3. Il Fattore Umano


grafica di Alessia Tricarico
«Siediti»,  mi dice.

Anche i comandanti delle altre Legioni se ne sono andati.

Non sono curioso. Come potrei?

La mia mente è completamente… vuota.

Non ci sono domande, non ci sono richieste, né pretese. Qualcuno direbbe che sono semplice.

«E’ necessario parlare con te in modo particolare. Io e gli altri comandanti, abbiamo convenuto che debba essere tu l’Esca».

L’Esca.

 L’Esca non è il povero malcapitato vittima e capro espiatorio.

No. Per i soldati l’Esca è chi sembra innocuo e invece sferra il colpo mortale.

E’ l’assassino.

«Come è stato già accennato il margine di fallimento di questo progetto e del 2,5%. E questo 2,5% equivale al fattore umano. Vedi soldato Logan, anche i  militari come noi, a volte, possono cedere. Possono lasciarsi trasportare dai sentimenti. Si dice che Re Cedric sia saggio ed amabile. Si dice che ci sono Gentili che percepiscono uno stipendio poverissimo, ma che sono contenti, perché non lottano per il salario, ma per amore del Re. Non possiamo permettere che queste sue doti influenzino nessuno di voi. Tu sei tra i 10 che saranno a corte. Degli altri 9 non sono sicuro. Ma di te, sì.  E non parlo delle loro abilità, so quanto sono validi. Parlo del loro cuore».

«Comandante, lei sa che io non riesco a provare nulla».

Già, lo sa. Lo sa, perché ero entrato solo da una settimana nella Legione, che mi mandarono in missione.

E dovetti uccidere un Gentile che mi sbarrò la strada. Un colpo di fucile, dritto al petto. Era la sua stessa arma, che ero riuscito a rivoltare contro di lui.

La regola vuole, che dopo il primo uomo ucciso, si vada in infermeria per una visita dal Medico della Psiche.

Ma fu lui a rimanere scioccato, perchè non sapeva spiegarsi il motivo della mia tranquillità, dopo aver ucciso un uomo a sangue freddo, dopo solo 7 giorni dal mandato. Secondo lui, non avevo avuto neanche il tempo di ambientarmi in Caserma. Dunque chiamò Lock. E io gli dovetti spiegare come stavano le cose. E mentre il Medico continuava a sostenere che avevo un disturbo post-traumatico, il comandante mi ascoltò e mi credette.

Ed ora eccoci qua.

«Tu sei l’unico in grado di cancellare quel 2,5% di margine d’errore e rendere il piano perfetto. Diventa suo amico. Stravederà per il povero orfano venuto da lontano in cerca di un po’ di fortuna. Conquistalo. E poi, uccidilo. Conquista il Regno. Servi la patria. Sarai un eroe».

Non che mi interessi.

A volte penso se al mondo esista qualcosa capace di farmi provare una qualsiasi emozione.
Neppure uccidere un uomo, mi ha fatto… “sentire”.

Io sono il fattore in-umano che serve.

«Sissignore, comandante. Farò come mi ha comandato», affermo, irrigidendo il corpo e guardando nel vuoto.

«Bene, soldato Logan, bene. Gli altri 9 saranno avvisati che tu sarai l’Esca. Se ci ripenserai, decideranno tra di loro chi ti sostituirà. Della nostra Legione siete tu, Emma Fox e Roy Shields. Sei sono della II Legione e solo uno è della I».

Roy è con me. Bene. Un volto amico. Con Fox ho avuto poco a che fare. So che è una tiratrice scelta come me, ma nulla di più.

Gli altri dovrò conoscerli in questi tre mesi.

«Fatevi valere».

Apro la porta.

«Ah, e, Logan mi raccomando», i suoi occhi verdi piantanti nei miei blu.

«Rimanete vivi».


di Valeria Quarto
Editing Bianca Cataldi


Il Mio Dono

UniCredit ha deciso di rinnovare l’iniziativa a sostegno al Non Profit, mettendo a disposizione un importo complessivo di € 200.000, a titolo di donazione, da distribuire tra le Organizzazioni aderenti al servizio www.ilMioDono.it e che quest’anno si presenta in co-branding con il Corriere della Sera & Corriere Sociale, la sezione dedicata ai temi del volontariato e del Terzo Settore.

- Entrare nel sito: www.ilmiodono.it 
- Ricerca organizzazione: Progetto Familia.
- Provincia: Milano.
- Scegliere uno dei metodi per votare.


domenica 30 novembre 2014

2. Progetto “Inside”

designed by Alessia Tricarico
La III Caserma è immensa.

E’ più grande delle altre due.

E’ completamente rivestita di lamiere di ferro tinte di bianco, dentro e fuori. Ha quattro piani. Centinaia di finestroni con vetri antiproiettili doppi e spessi 3cm l’uno. All’ultimo piano c’è il dormitorio con 150 letti a castello. E al secondo piano c’è la mensa e il dipartimento della sicurezza, più la sala relax, molto poco utilizzata. Al primo piano solo uffici, sale riunioni, l’infermeria; e all’esterno un recinto per le esercitazioni all’aperto. Al terzo piano la palestra, l’ala per l’addestramento. Ci saranno attrezzature da milioni di kroati.

 Il kroato è la moneta di Kroatoan. Solo Gelso e Kroatoan hanno monete completamente d’oro. Quelle degli altri Regni sono solo rivestite d’oro, ma all’interno sono di comune metallo.

Con un kroato non ci puoi fare granchè. Con tre puoi comprarti un panino.

Un soldato della Legione guadagna 3000 kroati. Che sono tanti. Troppi, considerato che viviamo e alloggiamo gratuitamente alla Caserma, e non paghiamo né assicurazione, né auto, e abbiamo agevolazioni fiscali in qualunque posto e negozio in cui entriamo vestiti con la divisa.

Quando siamo in servizio dobbiamo sempre e obbligatoriamente indossare la divisa. Ne abbiamo quattro: due beige e due verdi. 

Non sei tu che fai domanda per entrare nelle legioni, loro ti chiamano.

La chiamata dipende dai tuoi voti all’Accademia Militare, dalle tue prestazioni, dai tuoi comportamenti. Una volta entrato all’Accademia all’età di 13 anni sei sempre e costantemente sotto esame.

Perché se sei degno, tu puoi essere il prossimo ad entrare nella Legione.

domenica 16 novembre 2014

1. Heartless

designed by Alessia Tricarico
Sono senza cuore. Sono incapace di provare emozioni.

Sono nato così.

Non conosco la paura, né la rabbia, né l’amore, né la felicità.

Conosco questi sentimenti, perché il mondo ne parla in continuazione.

Ma non li capisco.

Perché non li vivo.

C’è chi lo considererebbe un dono, chi una maledizione.

Io so solo, che mi va bene così.

Sono un soldato.

giovedì 19 giugno 2014

Con chi esci questa sera?

Il filosofo tedesco Ludwig Feuerbach una volta disse: “L’uomo è ciò che mangia”.

No, non è un articolo su come perdere cinque chili in una settimana senza dieta né esercizio fisico per avere un corpo da favola per la terribile prova costume, ma è un articolo su ciò che l’uomo è.
Troppo generico? Approfondiamo il concetto, allora, modificando la frase del filosofo così: “L’uomo è chi frequenta.”

Esatto, parleremo della comitiva, del gruppo, degli amici (o dell’amico).
Dando una sbirciatina nella Parola di Dio, che dà ogni tipo di consiglio, su ogni argomento immaginabile, Paolo dice: «Non v'ingannate: le cattive compagnie corrompono i buoni costumi» (1Corinzi 15:33).
Ad una prima occhiata, sembra un versetto bigotto, che pretende di dirci chi dobbiamo frequentare; invece, al contrario, è un ottimo suggerimento che ci dice chi dobbiamo evitare.

Cosa si intende per “Le cattive compagnie corrompono i buoni costumi”?
Per poter rispondere a questa domanda, dobbiamo prima capire cosa renda una compagnia buona o cattiva.
E la risposta, è sempre nella Bibbia: «Ed ora, fratelli, mentre concludo questa lettera, voglio dirvi ancora una cosa: indirizzate i vostri pensieri su tutto ciò che è vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato, quello che è virtù e merita lode.» (Filippesi 4:8).

La comitiva che frequentate è ricca di persone che ha questi pensieri e che li traduce in conseguenti comportamenti? Buon per voi! Siete in una “buona compagnia”.
La vostra comitiva NON si rispecchia in questa descrizione? Allora, forse, è il momento di cominciare a rifletterci su.
Perché, se credete che non diventerete come loro stando 24 ore su 24 con persone che non sono sincere, che non compiono buone azioni verso di voi e verso gli altri, che sono ingiuste, che non hanno una buona reputazione (e un motivo ci sarà…), state “ingannando voi stessi”, per dirla alla Paolo.

Avete presente quando eravamo piccoli e c’era quell’amica/quell’amico che ci stava così simpatica/o che ogni cosa che faceva o sperimentava, ogni gioco che proponeva… Noi lo imitavamo? Certo, eravamo alle scuole elementari, o magari alle medie, ma quello che dice Paolo, Ludwig e prima ancora di tutti loro messi insieme Dio, è che noi possiamo essere sicuri di noi, pensare che nessuno può cambiarci, anche se frequentiamo persone completamente differenti da noi, ma che giorno dopo giorno, in maniera impercettibile, se vorremo continuare a rimanere in quel gruppo, saremo costretti consciamente o inconsciamente a diventare come loro.
Per abbondare con le citazioni e i proverbi, chi va con lo zoppo, impara a zoppicare.

E per chiudere, perché è bene circondarci di persone incoraggianti, che ci danno l’esempio, che condividono i nostri stessi principi, ideali, che sono sempre pronti ad afferrarci prima che i nostri piedi inciampino?...
Serve davvero una risposta?
Gli amici servono ad arrivare prima ai traguardi che ci proponiamo, servono per ricordarci chi siamo.
E per essere dei veri amici, di quelli giusti, che tutti desiderano, conoscere Dio, averlo nel proprio cuore e nella nostra vita è il modo migliore per esserlo.
Perché Dio ha gli stessi pensieri descritti nel versetto di Filippesi 4:8, e Lui fa le stesse cose. E se Dio è così e noi abbiamo Dio in noi, anche noi saremo così. E saremo dei buoni amici e sapremo riconoscere quelli giusti.

L’ amico vero è così:
L'amico è paziente, è benevolo;
l'amico non invidia;
l'amico non si vanta, non si gonfia,
non si comporta in modo sconveniente, non cerca il proprio interesse, non s'inasprisce, non addebita il male, non gode dell'ingiustizia, ma gioisce con la verità;
soffre ogni cosa, crede ogni cosa, spera ogni cosa, sopporta ogni cosa.
L'amico (vero) non verrà mai meno.

(Versione originale in 1 Corinzi 13:4-8)

God bless you, 

mercoledì 11 giugno 2014

UN VOTO, 100.000 AIUTI CONCRETI

E' iniziata l'iniziativa dell'Unicredit banca, "Un voto, 100.000 aiuti concreti" Per ottenere
 € 100,000 è necessario raggiungere minimo 100 preferenze, ma noi contiamo di raggiungerne molti in più.
Per VOTARE seguite è sufficiente cliccare QUI  scegliere uno dei due modi e confermare il voto.
Grazie per il vostro supporto! Se possibile condividete questo articolo!


giovedì 29 maggio 2014

Il beach golf,il nuovo sport per tutta la famiglia!

Intervista a Mauro De Marco, fondatore del beach golf, realizzata durante il corso d'istruzione nella Facoltà di Scienze Motorie a Bari. 


Che cos’è il beach golf?
Saverio Corsini, Mauro De Marco (Fondatore beach golf), Mimmo Di Rella
Il beach golf non è altro che il golf da spiaggia, non è uno sport differente dal golf. Noi giochiamo a golf utilizzando le spiagge anziché i campi da golf. Questo non per spirito rivoluzionario, ma perché grazie al beach golf noi possiamo avvicinare tante persone e dimostrare loro quello che questo può anche essere uno sport e quindi far capire agli italiani che si può giocare a golf anche se non si ha tanti soldi, che è un’attività per tutti adatta per ogni età, e che può essere fatta da tutte le persone che hanno spirito sportivo.

C’è una differenza tecnica tra il golf tradizionale e il beach golf?
No, nessuna differenza, infatti si usano bastoni veri, il movimento del golf che si chiama swing è lo stesso. Quello che noi insegniamo è una metodologia nuova che fa accelerare il processo di apprendimento, l’unica differenza è che usiamo delle palline in poliuretano espanso e sono molto più leggere e fanno sessanta metri di volo se colpite bene ma sono assolutamente innocue. E questo ci consente anche di giocare in spazi dove sono presenti molte persone e quindi le spiagge, i parchi e anche le piazze delle città.

E’ una disciplina riconosciuta dal C.O.N.I.?
Sì, perché la B.G.S.A.  (Beach Golf Sport Association) è una federazione internazionale e in Italia è legata al C.O.N.I.(tramite l’Auxenne). Il beach golf è stato insignito tra i tredici sport che forse faranno parte dei giochi del mediterraneo dei beach game del 2015 e in questi giorni a Tarragona stanno decidendo i dieci che saranno poi quelli effettivi. Già essere lì vuol dire una grande attestazione perché è il C.O.N.I. e il C.I.O  che hanno scelto i giochi e la cosa ci fa molto piacere.

Quando è nato il beach golf e quale futuro vedi per questo sport? 
Il beach golf è nato in Italia nel 1999. Siamo speranzosi e certi che questo sport avrà successo principalmente per due motivi: è il primo sport al mondo dove il pubblico è all’interno del campo da gioco e per questa ragione è diventato oggetto di studio di ventisette università internazionali che si occupano di marketing  e di comunicazione; e in secondo luogo è l’unico beach sport a non essere nato in Italia. Di solito tutti gli sport come beach volley, beach soccer, beach tennis nascono dall’altra parte dell’oceano.

Qual è stata la risposta della gente a questo nuovo tipo di golf?
Le persone che non avevano mai giocato a golf sono state da subito incuriosite. Paradossalmente all’inizio i problemi li abbiamo avuti con i puristi del gioco, in quanto i giocatori italiani ci snobbavano e non volevano venire neanche a partecipare. Quindi abbiamo fatto venire campioni mondiali di golf  a giocare a beach golf. E in quel momento gli italiani, vedendo venire a giocare campioni a livello internazionale,  sono venuti anche loro.

Quali sono i mezzi che state utilizzando per diffondere il beach golf in Italia con una estate ormai vicina?
In questi anni abbiamo sofferto per mancanza di nuove leve ovvero di istruttori. Avevamo troppe richieste di poter svolgere la nostra attività in strutture alberghiere, villaggi turistici, stabilimenti balneari che istruttori. Perciò da qualche anno, abbiamo iniziato ad attivarci nelle facoltà di Scienze Motorie, dove in una settimana di corso full immersion di otto ore al giorno con un esame finale, riusciamo a trasformare dei ragazzi che fino a quel momento non conoscevano il golf, in amanti di questo gioco e diamo loro un brevetto di I livello come istruttori. A questo punto vengono inseriti nelle nostre attività ed insegniamo anche ad essere manager di se stessi, a costruirsi il proprio futuro e a crearsi un lavoro dignitoso.

Credi che un giorno si potrà parlare di campionati di beach golf agonistici?
Noi già facciamo dei campionati, ovvero negli ultimi anni facendo dei tour in Italia. Quest’anno faremo un campionato europeo, abbiamo invitato 30 stati continentali a partecipare, e si svolgerà dal 7 al 14 settembre a Pescara.

Qual è la reazione riscontrata nelle facoltà di Scienze Motorie? Credi che questi istruttori possano aumentare e divulgare il verbo del beach golf?
Assolutamente sì, il problema fondamentale non sono mai i ragazzi ma sono le istituzioni. Abbiamo sempre avuto difficoltà a far partire dei progetti  in quanto sono gli stessi coordinatori  che non capendo il progetto, presi da altre situazioni, si lasciano sfuggire l’occasione. Dovunque siamo andati invece ci hanno chiesto di tornare e abbiamo piantato la nostra bandierina. Bari per noi era un sogno voluto da un paio di anni, questo anno soltanto siamo riusciti a far capire il valore di questo progetto e in questo momento abbiamo già quarantasei ragazzi che stanno facendo il corso e che speriamo diventino tutti istruttori. Quindi il nostro vero scopo oggi è riuscire ad entrare nelle varie università, per formare persone capaci e far conoscere questo sport il più possibile.

Corso 1°livello per gli istruttori della BGSA della facoltà di Scienze Motorie di Bari
Le prossime tappe di beach golf?
Di tappe ne abbiamo molte, ad esempio a breve avremo competizioni di selezioni a Pescara, Riccione, Rimini, Cattolica, e altre sulla costa dell’Adriatico. Dalla parte del Tirreno abbiamo invece Gaeta, Latina fino a Napoli. Inoltre stiamo ci stiamo per il campionato europeo a Settembre. Altre cose interessanti di cui ci stiamo occupando sono l’apertura di beach range sulle spiagge , che sono dei campi per fare pratica, dove vengono inseriti i nostri istruttori, tengono le loro lezioni e creano delle mini competizioni. I primi beach range sono stati realizzati a Riccione e a Rimini e quest’anno , in uno stabilimento, ci hanno anche offerto la possibilità di realizzarlo e che sarà operativo dal 24 Maggio fino alla fine di Settembre e lì ci saranno mille operazioni dove abbiamo molti sponsor che hanno già finanziato la cosa.

Un sentito ringraziamento a Mauro De Marco
Intervista di Saverio Corsini  in data 07/05/2014

martedì 20 maggio 2014

Parliamo di Speranza, Amore e Vita


TobyMac, ex membro della famosa band DC Talk, ci presenta un meraviglioso singolo intitolato "Speak
Life." La speranza e l'amore sono al centro della vita cristiana e Toby Mac lo dimostra con la musica
meravigliosa di questo video. Lasciate che le parole e la storia di questo video parlino di vita nella vostra
routine quotidiana.

domenica 11 maggio 2014

DIO benedica tutte le mamme!

"Sei tu che hai formato le mie reni,che mi hai intessuto nel seno di mia madre."
Salmi 139:13 
 Dio benedica tutte le mamme!


venerdì 9 maggio 2014

L'uomo che non trova spazio in nessuno schema

Avremmo bisogno di un uomo

che non chiude gli occhi davanti ai problemi del mondo
che riconcilia l'Est con l'Ovest e i poveri con i ricchi
che non fa differenza tra i colori della pelle
che non ha solo interesse per i potenti e gli intelligenti
che dice sempre la verità
che mostra la strada per la pace
che dà un orientamento agli uomini
che ha tempo per noi
che ci aiuta a comprenderci
che ci dà la facoltà di amare
che ci libera dalle paure e dalle preoccupazioni
che ci usa senza sfruttarci
che ci perdona senza rancore
che ci dà chiarezza nel prendere le decisioni
che è degno di fiducia

Avremmo bisogno di... Gesù!


giovedì 1 maggio 2014

Dio benedica tutti i lavoratori

"Non lavorate sodo soltanto quando il padrone vi guarda per poi battere la fiacca quando è lontano. Lavorate con impegno e serenamente tutto il giorno, come se lavoraste per Cristo, e non per gli uomini, facendo la volontà di Dio con tutto il vostro cuore."Efesini 6:6-7 -

Dio benedica tutti i lavoratori!#1maggio #primomaggio

sabato 26 aprile 2014

5XMILLE ProgettoFamiliaOnlus

Diamo una mano per assicurare ai bambini che vivono nei villaggi e nei nostri orfanotrofi un'ALIMENTAZIONE adeguata e un ISTRUZIONE scolastica. Basta firmare nel riquadro dedicato alle associazioni e scrivere il codice fiscale di Progetto Familia Onlus .Per non dimenticare che "Il mondo è la nostra famiglia!"

domenica 20 aprile 2014

The Only Hope: Jesus - Buona Pasqua 2014

Pasqua è il grande evento che sta nel cuore della fede cristiana, e se c'è una parola che ne racchiude il senso e il significato, questa parola è "speranza". La speranza è stato cablata nella psiche umana. La speranza non è un pio desiderio, ma l'opposto della disperazione e del cinismo. E' la consapevolezza istintiva che il bene può vincere il male. E ' possibile superare la tragedia della perdita e della morte, lottare contro ogni contraria probabilità, superare le avversità, per conseguire atti eroici. La speranza dà una forza inaspettata in tempi tristi e apparentemente senza via d'uscita, quando sperimentiamo una perdita e lo scivolare via della sicurezza e della salute, ed infine, delle nostre vite. Un autore sconosciuto ha scritto una volta: "la speranza vede l'invisibile, sente l'intangibile e realizza l'impossibile", vale a dire che la speranza scaturisce nel cuore fragile dell'uomo. Abbiamo visto in questi ultimi tempi come la speranza ricostruisce le vite spezzate e le città distrutte. Pensiamo alle storie sorprendenti e commoventi che hanno visto la speranza guidare la gente in vari paesi del mondo ad attraversare i momenti più tristi, successivi a catastrofi e tragedie. Da tempo immemore la speranza è stato compresa ed espressa in molte forme. Molto prima dell'avvento del Cristianesimo, molte civiltà hanno avuto storie o immagini per esprimere il concetto di speranza. Già nel V secolo A.C., la mitica fenice è stata presentata come un simbolo di rinascita, immortalità e rinnovamento. Si trova in molte culture – la storia di un uccello che perì in un incendio,che lo ridusse in cenere, dal quale una nuova, giovane fenice rinacque, per vivere di nuovo. Questa storia appartiene all'antica cultura Greca, Persiana ed Egiziana ed esistono sue variazioni in Cinese, Giapponese, lingua Coreana e anche Russa. Per 2000 anni i cristiani hanno aperto il loro cuore ad un diverso tipo di speranza costruita sulla reale e tangibile vita e morte e risurrezione della persona di Gesù Cristo. Si tratta di una speranza sicura che affronta i desideri del cuore umano nel loro senso più pieno e nello scopo più nobile, per rispondere alle domande apparentemente schiaccianti su chi siamo, perché esistiamo e quali sono le nostre origini e il nostro destino futuro. Il mondo di oggi, forse più che in qualsiasi altro momento, è sopraffatto dall'ansia. Temiamo una distruzione nucleare; sperimentiamo guerre, malattie e carestie, così come la realtà di una insicurezza economica e il crollo di valori solidi. Nella nostra nazione questa ansia la viviamo ogni volta che andiamo su internet, quando ci sintonizziamo sulla radio o la televisione, oppure aprendo i nostri giornali e, per tanti, nella reale crudezza della vita quotidiana. Non è sorprendente che questo senso di disperazione è pervasivo, soprattutto tra i giovani. Il mondo secolarizzato non offre risposte. Nemmeno la scienza. Con tutte le crescenti conoscenze che la scienza ci dà circa le origini e lo sviluppo della vita, non può rispondere alla nostra profonda e personale ricerca del senso della vita, o soddisfare il desiderio di amare e di essere amati, che è l'essenza stessa della nostra umanità. Un grande vescovo del IV secolo ha dichiarato: "I nostri cuori sono stati fatti per Te, Oh Signore, e sono sempre inquieti finché non riposano in Te". Sembra che ci sia questa profonda voragine all'interno di ogni cuore umano. Gesù Cristo, il Figlio di Dio, facendosi uomo, ci ha rivelato la generosità e l'altruismo di Dio, e con l'esempio della sua vita ci ha insegnato come anche noi possiamo seguire le sue orme. L'amorevole Dio, rivelato a noi per mezzo di Gesù, non è un Dio che determina il nostro destino o il nostro valore semplicemente contando le nostre buone azioni come la misura di una ricompensa nella vita eterna. Invece, Dio ci ama incondizionatamente e ci invita in cambio ad amare Dio e il prossimo. La croce su cui Gesù ha dato la sua vita parla molto più eloquentemente di qualsiasi parola su questo amore incondizionato. Possano queste celebrazioni pasquali ricordare la risurrezione di Gesù dalla morte alla vita. Vincendo la morte, Gesù ci mostra che l'estinzione non è il nostro destino evolutivo, perché attraverso di Lui la morte non è la fine della strada: è un altro passo nel cammino della perfezione alla vita eterna nell'amore e nella presenza di Dio - obiettivo previsto dal nostro creatore per l'umanità. Attraverso la sua risurrezione, Gesù ci mostra che l'amore è più forte della morte. Non abbiamo più bisogno di essere tenuti prigionieri nelle nostre circostanze tenebrose della malattia, della futilità, delle negative dipendenze e delle altre forze che schiacciano i nostri spiriti. Gesù ha aperto le porte in questi luoghi bui per darci guarigione e pace dal nostro Dio amorevole. Dio non sopraffà, non ti storce le braccia, non spinge la tua faccia in qualcosa, in modo da toglierti la libertà. Dio rispetta la nostra libertà e non usa mai una forza coercitiva. Cristo è risorto, anche se noi non lo possiamo vedere! Non sempre ci accorgiamo della primavera. Il miracolo non forza se stesso in noi. E' lì per essere visto, ma se si vede o no, e cosa esattamente vediamo, dipende principalmente da quello che sta succedendo nei nostri cuori.