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E’ più grande delle altre due.
E’ completamente rivestita di lamiere di ferro tinte di bianco, dentro e fuori. Ha quattro piani. Centinaia di finestroni con vetri antiproiettili doppi e spessi 3cm l’uno. All’ultimo piano c’è il dormitorio con 150 letti a castello. E al secondo piano c’è la mensa e il dipartimento della sicurezza, più la sala relax, molto poco utilizzata. Al primo piano solo uffici, sale riunioni, l’infermeria; e all’esterno un recinto per le esercitazioni all’aperto. Al terzo piano la palestra, l’ala per l’addestramento. Ci saranno attrezzature da milioni di kroati.
Il kroato è la moneta di Kroatoan. Solo Gelso e Kroatoan hanno monete completamente d’oro. Quelle degli altri Regni sono solo rivestite d’oro, ma all’interno sono di comune metallo.
Con un kroato non ci puoi fare granchè. Con tre puoi comprarti un panino.
Un soldato della Legione guadagna 3000 kroati. Che sono tanti. Troppi, considerato che viviamo e alloggiamo gratuitamente alla Caserma, e non paghiamo né assicurazione, né auto, e abbiamo agevolazioni fiscali in qualunque posto e negozio in cui entriamo vestiti con la divisa.
Quando siamo in servizio dobbiamo sempre e obbligatoriamente indossare la divisa. Ne abbiamo quattro: due beige e due verdi.
Non sei tu che fai domanda per entrare nelle legioni, loro ti chiamano.
La chiamata dipende dai tuoi voti all’Accademia Militare, dalle tue prestazioni, dai tuoi comportamenti. Una volta entrato all’Accademia all’età di 13 anni sei sempre e costantemente sotto esame.
Perché se sei degno, tu puoi essere il prossimo ad entrare nella Legione.
Per i familiari è il dono migliore che possano ricevere dall’Alto.
Per me, che sono solo, sono monete lasciate a riempire la Stanza 123 della Banca Di Kroatoan.
Ti chiamano per sostituire qualcuno che è morto, o un invalido di guerra o chi ha raggiunto i 65 anni e ha il diritto alla pensione. Pochi sono i Disonorati.
I Disonorati sono coloro che vengono letteralmente cacciati per gravi reati commessi contro la Legione o lo Stato, come il tradimento.
300 per ogni Legione, non uno di più.
Sono le ore 8:00 e io, insieme ad altri 9 commilitoni, più le due decine di soldati delle altre legioni, più i tre comandanti incluso il mio, stiamo per cominciare la riunione.
Seduto alla mia destra c’è Roy, entrato nella Legione l’anno scorso, ed è fuori di sé dalla gioia.
«Ti rendi conto? Vuol dire che siamo migliori degli altri se ci hanno chiesto di far parte di questo progetto!» mi bisbiglia nell’orecchio.
Alzo un sopracciglio.
Migliori degli altri.
Solo perché siamo più disciplinati.
Solo perché non abbiamo mai ricevuto richiami.
Solo perché facciamo il nostro dovere.
Non mi importa essere perfetto, essere speciale, essere migliore.
Non so se è perché non ho un cuore, ma non ha senso.
Eseguo solo gli ordini.
Non uscire dagli schemi, sii normale.
Perché tutti vogliono essere unici, diversi, indispensabili?
Magari penso questo perché io sono diverso. Da quello che so, sono l’unico a non provare emozioni.
Da qualche parte ho letto che si chiama apatia. C’è chi definisce “la mia cosa” come sintomo di depressione.
Ma io sono nato così. Non sento niente. Non sono triste. Quando devo ridere, rido.
Quando devo essere compassionevole, sono compassionevole.
Quando devo essere freddo, sono freddo.
La società non mi ha insegnato i sentimenti, ma mi ha insegnato come ci si comporta se provi quel determinato sentimento. Piangi quando sei triste, grida quando sei arrabbiato. Io lo faccio, ma non lo sento.
A volte penso di non essere umano.
«Dunque” è il comandante Lock che parla. E’ l’unico in piedi. La tavola è rotonda, di ferro tinta di bianco. “Siete 30 e voi siete stati scelti per l’operazione Inside».
Sento l’eccitazione correre lungo la schiena. Di Roy.
«Vi spieghiamo cos’è” continua il comandante, cominciando a passarci delle carte». «Simuleremo un’esplosione, e mentre tutti i 900, meno che voi, ovviamente, saranno all’entrata principale di Gelso, voi entrerete nel Regno nemico grazie ad un tunnel creato appositamente per il progetto Inside».
«Come avrete capito è un piano meticolosamente costruito. Da 4 mesi, ingegneri dotati l’hanno elaborato, con un margine di fallimento pari solo al 2,5%» aggiunge Jefferson, il comandante della I Legione. Ha un occhio di vetro, che sulla sua carnagione scura. Si dice che sia stato il Principe David Samuel, comandante dell’Esercito dei Gentili, a ferirlo dieci anni fa.
«Una volta che passerete per il tunnel, esso verrà distrutto. I Controllori di Gelso perlustrano ogni 15 giorni ogni centimetro del sotto terra e la terra del loro Regno, per verificare che sia tutto nella norma. Non devono sospettare niente».
«Il punto è questo. Dopo anni di lotta, finalmente Re Ciro ha accettato un altro piano di conquista. Uno più veloce. Come sapete, fin’ora l’idea è stata quella di sconfiggere i Gentili per entrare in Gelso, ridurli senza difesa per vincerli. Ma noi comandanti siamo d’accordo nell’affermare, che dopo anni di esperienza e sconfitte e uomini persi e tattiche andate male, i Gentili sono inespugnabili. Allora, se non possiamo prenderli con la forza… Li prenderemo con l’astuzia».
«Voi 30 vi fingerete cittadini di Gelso. Vi integrerete nella società. Direte che siete del Regno di Clorophilia, vi abbiamo procurato documenti falsi, ma estremamente e accuratamente verissimi. Se faranno delle ricerche su di voi, risulterà tutto in regola. Abbiamo scelto Clorophilia, perché è un Regno neutrale, tranquillo e soprattutto lontano, al quale le domande arrivano dopo un mese e le risposte dopo il doppio dei tempi. Hanno un’arretrata rete di comunicazioni. E questo è ciò che ci serve. Per la vostra missione avete 3 mesi. E il vostro compito è uccidere Re Cedric».
Sono incapace di provare emozioni, ma il mio corpo reagisce come se le provassi. Sento i miei occhi sgranarsi impercettibilmente e trattengo dal deglutire rumorosamente. Cosa che non riesce a celare Roy.
Il comandante della II Legione, John Foreman, che fino ad ora è stato in silenzio, lo guarda trucemente attraverso le sue folte sopracciglia nere.
«E’ impossibile che sia immortale. Sono dicerie messe in giro per spaventare i nemici. Ed hanno funzionato, oserei ammettere. Uccidiamo lui, scateniamo il panico. Assaliamo Gelso, prendiamo l’oro». Asserisce convinto Foreman.
«Signore, se mi permette, ho una domanda» chiedo, rivolto al mio comandante «30 non siamo troppi? Non dovremmo attirare poco l’attenzione e tenere un profilo basso?» Lock abbozza un sorriso. «Esattamente, soldato Logan. 10 entreranno tra i Gentili. 10 tra i Controllori di Gelso. 10 alla Corte del Re. Sarete divisi. Così avremo nostri uomini ovunque. Voi non avrete contatti tra di voi, solo con quelli della vostra zona. Ovviamente, il compito più difficile è dei 10 che saranno a Corte. Bisognerà avvicinarsi così tanto al Re, da riuscire ad ottenere la sua fiducia. Ed ucciderlo».
«Abbiamo scelto voi, perché siete i migliori. Avete tre minuti per studiarvi le carte che vi abbiamo dato, che esplicano il Progetto Inside dettagliatamente. Avrete tre mesi per portare a termine la missione. Se fallirete, non potrete più tornare a Kroatoan. E molto probabilmente, se indagheranno su di voi dopo quattro, cinque mesi, scopriranno che non venite da Clorophilia. E quasi sicuramente, vi uccideranno. Quindi, siate eccellenti. I tre minuti cominciano adesso».
Un rumore di carte riempie la stanza.
Lock si siede.
Leggo velocemente.
Il piano è buono. E’ pericoloso, ma è buono.
Ora, se si riuscisse ad avvicinarsi davvero così tanto al Re, siamo sicuri che non sia immortale? Perché se lo fosse, sarebbe davvero un guaio.
In fondo se c’è chi nasce senza cuore, anche se io sento che c’è qualcosa che batte, al centro del mio petto, perché non ci dovrebbe essere chi nasce per non morire mai?
Alla fine dei tre minuti, Jefferson esclama: «Bene, potete tutti andare. Avete oggi e domani per prepararvi. Ricordatevi che tra tre giorni, alle ore 23 in punto, dovrete essere davanti alla porta del tunnel, preparati come vi viene raccomandato nelle carte».
«Sissignore!» diciamo tutti in coro, scattando in piedi.
Sto varcando l’uscita, quando il comandante Lock mi chiama.
«Soldato Logan, tu no, tu resta».
Prima di varcare la soglia d’uscita, Roy guarda mi guarda e poi si sofferma un attimo sul comandante.
Dopo mi farà il terzo grado.
di Valeria Quarto
editing Bianca Cataldi
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