Illustrazione di Alessia Tricarico |
«E ora come ci muoviamo? Cosa facciamo?», domanda Emma con un tono
sforzatamente moderato.
«Troviamo il modo di far tornare visibili Roy, Enock e Corallo, quindi
in un colpo solo risolviamo tutto il pasticcio», sospira il Guardiano.
Bell’eufemismo definire “pasticcio” il compo di assassino, attentato,
rapimento, possibile morte e compagnia bella.
«Bene… Quindi, secondo la sua teoria, signor Guardiano, c’è un
macchinario in grado di rendere la materia resa invisibile, in materia
visibile, giusto?», cerco di capire cosa-dobbiamo-fare.
«Ragazzo, prima di tutto», asserisce il vecchio, strofinandosi la
punta della barba con l’indice e il pollice «non si tratta di una teoria, ma di
un teorema. La prima è solo un’opotesi, non provata; il teorema, invece è una
tesi empiricamente dimostrabile e dimostrata».
Ok, mi sto perdendo.
In scienze andavo bene, ma non seguo il filo del suo ragionamento.
«Secondo di tutto», non sono sicuro si possa dire, ma l’ha detto «un
inizio ha sempre una fine, si può sempre tornare indietro, rimediare, sistemare
le cose. Quindi, il punto è, piccoli Clorophilliani poco svegli, che lo
strumento per far tornare visibili Corallo e gli altri è già esistente e non
c’è neppure bisogno che venga nascosto, perché sarà un oggetto comune, che
basterà toccarlo o indossarlo e… puf! Ti trasforma».
«Ma se così fosse, perché un semplice bicchiere d’acqua, che non è
minimamente sospettabile, è stato chiuso in una stanza e posizionato al suo
centro, rendendolo, in tal modo, so spettabilissimo?».
Ottima domanda, Emma.
Altro che poco svegli.
«Ho proprio ragione a dirvi che siete poco svegli! Ovvio, ragazzi,
ovvio: era una trappola. Così come deve aver attratto Enock, evidentemente
Corallo l’ha messo lì in caso di… In caso di gente come voi, ecco. Prima di
tutto, penso che nella stanza non ci fosse “solo”, il bicchiere d’acqua, bensì
tutta l’artiglieria del traditore».
«Ma invisibile», aggiungo.
«…ai nostri occhi. Vedete, credo che Roy, Enock, Corallo si vedano
vicendevolmente. E vedano gli oggetti intorno a sé. Quelli costituiti dalla
loro stessa sostanza. Sapete che significa?», e ci guarda, come se si
aspettasse che “ci svegliamo”.
Emma deglutisce rumorosamente.
«Che loro potrebbero sapere qual è la tecnologia in grado di
riportarli nella nostra forma visibile?», azzardo.
Il Guardiano esulta.
«Sì, ragazzo, sì! Ed è molto più semplice che lo scoprano loro, che
noi. Sarebbe come cercare un ago in un pagliaio».
«Ma… ho una domanda»«Un’altra, vuoi dire», la punzecchia il signore.
Beh, effettivamente Emma non si fa problemi a porne.
Ma credo sia giusto.
Chi fa domande vuole capire, non si limita a “fare e basta”.
Lei ignora il suo commento.
«Questo “oggetto”, se è visibile a loro, è invisibile a noi? Quindi,
se è così, noi comunque non potremmo trovarlo!»
Lui sospira, quasi esasperato.
«Signorina… Il bicchiere con l’acqua voi l’avete visto?»
«Sì»
«E c’è chi ne ha bevuto?»
«…sì»
«E allora, lo strumento di materializzazione – come di
smaterializzazione – è visibile sia da noi che da loro».
Queste cose a Kroatoan non esistono.
Esiste solo la guerra. Armi. Piani. Mappe. Non bicchieri d’acqua che
ti fanno scomparire.
«Tuttavia» e dicendo così, si guarda attorno con circospezione «come
loro sono invisibili, anche Corallo lo è. Potrebbe essere qui, in questo momento…
E aver udito tutto».
Io ed Emma ci guardiamo a vicenda… «Quindi sarà sempre un passo
davanti a noi».
Il Guardiano tira nuovamente un sospiro, questa volta, come se
riempire i polmoni di aria lo facesse riflettere meglio.
«Corallo si credeva superiore a tutti, più intelligente, più scaltro.
Si credeva il migliore. Pensava di essere sempre un passo avanti a chiunque,
appunto. Questo è stato il suo punto debole. Ecco perché… Non è riuscito nel
suo intento. Crede di essere invincibile? Imbattibile? Perfetto. Allora vuol
dire che non lo è».
Scritto da Valeria Quarto
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