Illustrazione di Alessia Tricarico |
Sicuramente, non questo.
Una stanza stretta, a malapena ci entriamo noi tre, tutta tonda, senza
angoli e completamente tinteggiata di bianco.
Malgrado le ragnatele e della polvere sulla maniglia della porta
all’esterno, dentro sembra quasi tirato tutta a nuovo, quasi appena
tinteggiato.
Ma la vera cosa strana (seppur strana non è, è il contesto che la
rende tale) è quel bicchiere d’acqua al centro della camera.
Un bicchiere di vetro, lungo e stretto, con dell’acqua che sembra
pulita.
Mi guardo intorno. Sì, esattamente al centro di quel pavimento
circolare.
«Roy, prendilo», sgomita Emma.
Roy l guarda accigliato, come per dire “Perché io?!”, ma si avvicina,
si piega e afferra delicatamente il bicchiere, come se fosse una cosa preziosa
o un’arma pericolosa, dipende dal punto di vista.
La beve.
Beh, non succede niente.
«Boh, ragazzi, era acqua, ed era pure fresca. La tipica bevanda
dissetante di Gelso», esclama, facendo spallucce e riappoggiando il bicchiere
vuoto sulle piastrelle bianche.
«E’ comunque un indizio…», con sguardo fisso sul bicchiere, Emma
sbobina tutto ciò che le passa per la mente… «E’ acqua fresca, e qui dentro
sembra tutto pulito, nonostante questa stanza, tecnicamente, è come se non esistesse,
perfino sulla mappa. Vuol dire che qualcuno ci viene…»
«Sì, okay, qualcuno ci viene, tanto da piazzare un bicchiere di acqua
al centro della stanza, chissà, forse ogni giorno. Ma le domande sono altre:
chi fa questo? E soprattutto, perché? …Poi, perché al centro? Vabbè, forse è un
maniaco ossessivo-compulsivo data l’estrema pulizia del posto, e il punto
perfettamente centrato in cui era posato il bicchiere».
Non sono sicuro che Roy stia scherzando, ma anche io mi sono posto le
stesse domande.
E non vedo come Corallo o Enock possano avere qualcosa a che fare con
tutto ciò.
«E se provassimo a parlarne con qualcuno? Potrei domandare alle
signore della cucina che mi hanno raccontato la storia di Corallo, se sanno di
questa stanza», propone Emma, riaprendo la porta che ci eravamo chiusi alle
spalle.
Credo che non ci siano altri motivi per continuare a restare.
Ammetto di essere un po’ deluso.
Mi aspettavo di trovare il covo segreto di Corallo, o comunque una
pista più concreta.
Fondamentalmente abbiamo attribuito l’attentato al Re, la troppo lunga
scomparsa di Enock/rapimento a lui… Ma sono solo supposizioni.
E se stessimo solo girando intorno a noi stessi?
Sento che ci stiamo allontanando troppo dal piano originale.
Noi non siamo di Gelso.
Noi non siamo i buoni.
Non dobbiamo aiutare nessuno, tantomeno salvare qualcuno.
Eppure, per poter ottenere quel risultato che sembrava “più semplice”,
dobbiamo fare giri immensi.,
Il mio comandante si sbagliava, la percentuale di margine d’errore non
riguarda solo il fattore umano.
Nella vita la costante più importante da non dimenticare mai è
l’imprevisto.
Si dice che l’intelligenza di un uomo si misura dalla sua capacità di
adattarsi alle situazioni, di sopravvivere.
Beh, attualmente mi sento un po’ stupido.
Perchè, questa volta, non so che fare, non so come muovermi.
«Dai, andiamo», sospiro.
Ma una volta usciti, io ed Emma ci accorgiamo di essere solo noi due.
«Ma quello sciocco è rimasto dentro?!», borbotta lei, riaprendo la
porta e guardando dentro.
«Jensen…», sussurra.
Che c’è?
Mi affaccio anche io nella stanza, per poi rientrarvi.
Roy non è rimasto dentro. Roy non è rimasto.
Ma soprattutto, al centro esatto della stanza, il bicchiere d’acqua è
di nuovo pieno.
Io e Emma ci guardiamo.
Poi ci guardiamo intorno.
Poi fissiamo il bicchiere, le gocce d'acqua che scendono lungo il
vetro, come appena versata.
«Roy», chiamo, ma so che pronuncio il suo nome invano.
Forse, quella, non è acqua.
Scritto da Valeria Quarto
Nessun commento:
Posta un commento