domenica 14 giugno 2015

26. ARMI DI DIVERSO… TIPO


Illustrazione di Alessia Tricarico
«E’ scomparso. Nel nulla. Sarà…», non permetto ad Emma di terminare la frase.

Roy non “sarà”…

«Mi sembra troppo scontato da dire, ma credo che quello che è successo a Roy, sia successo ad Enock».

Siamo ancora in questo seminterrato, con la porta della stanza “della sparizione misteriosa”spalancata, con gli occhi fissi sul bicchiere, come se potesse accadere qualcosa, da un momento all’altro.

Emma sembra stordita.

Non sa che fare.

Beh, neppure io.

Ma non andiamo da nessuna parte, se continuiamo a rimanere qui (nel vero significato della frase).

Una decisione dev’esser presa.

«Io credo… Che il Guardiano potrebbe aiutarci. Gli raccontiamo la verità e…»

«La verità?!?!», mi interrompe Emma, sobbalzando come un’anguilla.

«Non quella verità», sospiro roteando gli occhi verso l’alto «Ovviamente, mi riferivo al fatto che io e due servi senza una mansione specifica ci siamo messi a ficcanasare per le segrete del palazzo, e non alla questione “siamo soldati in incognito di Kroatoan che vogliono uccidere il Re e conquistare il Regno”».

«Non sapevo fossi dotato di sarcasmo», sbuffa, incrociando le braccia al petto e guardando accigliata il pavimento di pietra.

«Neppure io».

La guardo per un attimo.

Posso provare ad immaginare come si senta.

Le stringo una spalla in modo fermo.

Lei alza il suo sguardo verso di me.

«Emma, tu mi servi. Non puoi titubare. Non puoi avere paura, né preoccuparti. Mi servi lucida. Che ti piaccia o no, ora siamo solo noi due, e un’epopea di clamorose azioni da compiere. Recuperare Roy, ritrovare Enock, fermare Corallo, salvare il Re, e poi di nuovo uccidere il Re, conquistare Gelso e tutto questo in poco tempo, e tutto questo, da soli. Ma due valgono più di uno. Tu mi servi, Emma».
Sospira, abbassando di nuovo lo sguardo per terra.

«Sapevo che sarebbe stato difficile», sussurra, con un tono che mi ricorda quello che usa chi rivela un segreto «Ma non pensavo che sarebbe stato così tanto difficile».

«Una volta ho letto che “Più dura è una battaglia, più glorioso è il trionfo”».

Ci guardiamo.

Ci capiamo.

Ripercorriamo le scalette, a passo più affrettato rispetto a prima, e io ho sempre quella sensazione che ci sia qualcosa o qualcuno… Ma le due, tre volte che mi giro per guardare cosa c’è dietro di me, vedo solo altre scale e il buio prepotente.

Eccoci di fronte l’ufficio del Guardiano, vicino l’entrata del palazzo.

Emma bussa sulla porta d’oro, ricamata con ghirigori eleganti.

«Prego, prego, entrate», ci invita.

«Signor Guardiano, buongiorno», dico.

Non voglio perdermi in troppi giri di parole e prima che possa rispondermi, gli faccio un cenno con la mano per bloccarlo.

«Aspetti prima che le raccontiamo… qualcosa».

Gli diciamo che, dopo l’attentato, io, Roy ed Emma ci eravamo scambiati delle supposizioni ed essendo da sempre legati fin da Clorophilia, mi hanno voluto dare una mano a capire cosa fosse accaduto a Enock, al Re. Gli diciamo di Corallo, della mappa, dei sotterranei, della stanza, dell’acqua, di Roy.

A sbobinare l’intera storia è Emma.

Mi sembrava adatta, è anche riuscita a metterci un po’ di patema d’animo nei punti clou, come quelli della scomparsa di Roy o del pericolo corso dal Re, preoccupatissimo per il suo unico figlio.

Dopo un quarto d’ora di ininterrotto racconto, il Guardiano rimane… così, annichilito, per qualche secondo, guardando una clessidra sulla sua scrivania.

«Allora, abbiamo delle buone notizie», pronuncia, alla fine, abbozzando una specie di sorriso.

Io ed Emma incrociamo i nostri sguardi, titubanti.

«La prima, è che sto capendo cosa sta succedendo. Mi spiego», alzandosi, si dirige verso la finestra «Enock e Roy non sono morti».

Posso vedere i tendini delle braccia di Emma rilassarsi.

Credo che si sia legata molto a Roy. La sua acidità è relativa, per così dire.

«Sono… Mmm, come dire… Diventati invisibili. Sì, quell’acqua, che in realtà non è acqua, è un marchingegno che inventò proprio Corallo, molto tempo fa, in grado di frantumare le molecole e gli atomi della materia. All’epoca, lo stava brevettando, ma non ebbe molto successo. Gli piaceva inventare cose… Voi avete detto che in quella stanza c’era solo quel bicchiere. Beh, credo che ormai, sia riuscito ad elaborare ben bene la macchina per rendere invisibili gli oggetti, perché quella stanza era il suo studio per gli esperimenti e aveva un sacco di attrezzi. Rimase intoccata, da quando fu esiliato. Dunque, significa che è riuscito a rendere invisibile tutto».

«Cioè… quel bicchiere d’acqua è, in realtà… una macchina tecnologicamente avanzata?!», la voce di Emma è estremamente acuta.

Sinceramente, io non sono stupito più di tanto.

Voglio dire, qua a Gelso si mangiano le nuvole.

Il Guardiano ignora la sua domanda retorica.

«E credo», aggiunge «che anche Corallo si sia reso invisibile, per agire indisturbato per tutto il castello, senza essere visto. Ma se il suo proposito è ancora quello di appropriarsi del Regno, non potrà governare da “immateriale”… Per cui, avrà anche trovato il modo per tornare “fisico”».

Quindi Enock e Roy ci sono.

E possiamo salvarli.

Quanto possono incoraggiarti delle buone notizie? Delle soluzioni?


La speranza può essere una potente arma di distruzione o di creazione. Dipende dal possederla, oppure no.

Scritto da Valeria Quarto

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