Illustrazione di Alessia Tricarico |
Per le nove di sera circa, abbiamo terminato la lettura del
manuale.
E ora, con la scusa di andare a cercare qualcosa da mettere
nello stomaco, gireremo per il Palazzo e lo studieremo dettagliatamente.
Chiudiamo la stanza a chiave. Abbiamo detto ad Emma di
lasciare le sue armi in camera nostra, onde evitare che Jasmine, l’altra
servitrice, possa casualmente trovarle.
Gli incidenti e le casualità non sono ammesse.
Ogni cosa deve essere pensata e studiata nei minimi
dettagli. Dobbiamo essere sempre pronti e prudenti.
In fondo, ci sono le nostre vite in ballo e anche se non
posso provare paura o preoccupazione per la mia incolumità, una parte di me
vuole continuare a vivere. Sebbene non ci sia un reale perché.
Il Castello è un labirinto. Ed è pieno di varietà a livello
artistico e architettonico.
La stanza del Re è all’ultimo piano, il settimo.
Ha con sé dei Servitori personali, scelti da lui stesso. I
criteri con cui li seleziona, non li sappiamo, ma sembrerebbe non sia solo per
merito. Quindi, per quali altri possibili motivi?
Per ora, questo è quello che siamo riusciti a scoprire,
chiacchierando qua e là con gli altri domestici.
E noi, siamo Servitori del primo piano. Ci occupiamo di
tenerlo tutto pulito, in ordine, di accogliere gli ospiti…
Su questo devo puntare.
Domani arriverà il Conte Samuel di Storven, un Regno vicino.
Storven è rinomata per la sua alleanza con Gelso, da quando
quest’ultima, una decina di anni fa, l’aiutò a domare un incendio devastante
scoppiato non si sa per quale causa.
Il Re dovrà scendere al primo piano per accoglierlo.
Avrò sì e no 10-15 minuti di convenevoli per farmi notare da
Lui.
E non so affatto come fare.
Inoltre sarà interessante vedere come faranno gli altri
nostri commilitoni addetti ad entrare tra i Guardiani, a ricevere l’incarico.
Non credo abbiano “la saggezza” necessaria per essere
ammessi.
Perciò avremo meno personale.
Ma affrontiamo un problema alla volta.
Ormai sono le undici passate e sono nel letto.
La luce della luna rende luminosa la stanza, quasi quanto il
sole rende luminoso il giorno.
Del resto, come ho già detto, a Gelso non è mai davvero
buio.
Non so se riuscirò a dormire.
Devo riflettere.
Devo elaborare un piano.
Far sì che Lui mi scelga.
Ma per essere scelto devo essere visto.
Sento Roy rigirarsi nel letto.
Forse anche lui non chiuderà occhio.
Ma non per i troppi pensieri o complotti, ma perché non è a
casa sua.
A Kroatoan sarà buio pesto.
Il rosso del cielo diventa uno scuro bordeaux di sera, che
poi cambia in un nero pece di notte.
Non so se mi manca quell’oscurità.
A volte sei così abituato al buio, che credi che quello sia
l’unico modo in cui puoi vivere.
Eppure…
La luce non è poi così male.
Scritto da Valeria Quarto
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