venerdì 13 febbraio 2015

10. Il Re



Illustrazione di Alessia Tricarico
Io, Emma, un certo Drake e una ragazzetta dai capelli blu di nome Sasha abbiamo l’incarico di offrire un aperitivo all’ospite appena arriva nell’ingresso del Palazzo.

Il Re scenderà dal piano più alto del palazzo, per stringere la mano del Conte.

E io gli sarò così vicino...

L’arrivo è previsto per le 10.

Sono le 9:50 e noi siamo già in postazione.

Roy sarà al Portone, assieme ad altri due Servitori e con il Guardiano Principale.

«Hai già qualcosa in mente?», mi bisbiglia Emma.

No. Non ho assolutamente nulla in mente.

A volte, durante una battaglia, ho dovuto improvvisare.

In un Piano è previsto solo l’1% di imprevedibilità.

Non voglio risponderle. Fingo di essere immerso nei miei pensieri. Non voglio che si innervosisca e commetta qualche errore se le dico che non ho la più pallida idea di cosa fare.

Ammetto che ho avuto qualche dubbio sul progetto Inside.

Perché non ucciderlo appena lo vediamo? Si teme una vendetta atroce da parte di Gelso? 
Quindi sarebbero in grado di sconfiggere Kroatoan?

Una cosa che ho imparato, passando l’adolescenza leggendo manuali bellici e romanzi è che l’astuzia e la scaltrezza sono necessarie quando manca la forza.

Eppure Kroatoan è il massimo in campo di forza.

Anche se, stando al Guardiano, la forza non è garanzia di vittoria…

Tuttavia, se il progetto richiede che debba conquistarmi la sua fiducia e solo dopo, farlo fuori, lo farò.

Mi attengo sempre alle regole.

Il Re sta già scendendo le scale.

Giro di scatto la testa, non mi aspettavo di vederlo prima del Conte.

Una volta, la Regina di Clorophilia in visita a Kroatoan, aspettò due ore prima che lui scendesse, e non era impegnato, bensì si giustificò dicendo che aveva sonno e non voleva svegliarsi troppo presto, quella mattina.

 «Come mai è già qui?» domando a Drake.

«E’ sempre Lui in persona ad accogliere gli ospiti, è un galantuomo». Posso sentire una punta di orgoglio nella sua voce.

E’ la prima volta che lo vedo. Fino ad ora ne avevo sempre e solo sentito parlare.

Me lo immaginavo più anziano.

Invece avrà una cinquantina d’anni.

Mi colpiscono subito i suoi occhi, un blu che spicca sul suo volto etereo.

Ha un barba folta, ma non lunga e non ha neanche i capelli bianchi, ma neri, con qualche filo grigio sparso qua e là.

Indossa una veste lunga e rossa ricamata d’oro e ha sul capo una corona piena di pietre preziose.

E non posso fare a meno di notare le due guardie altissime accanto a lui, che non 
sembrano… umane.

Sembrano dei giganti. Sembrano gemelli. Hanno occhi grigi, fissi su non so quale obiettivo.

Capisco perché non sarebbe così facile ucciderlo adesso. Devono essere le sue guardie personali.

Il Re non ha un portamento regale, però.

Ha un portamento… comune.

«Drake, Sasha, come va?» domanda ai Servitori vicino a me, appena scende le scale.

Posso sentire l’eccitazione correre lungo la schiena di Emma.

«Bene, Maestà», «Benissimo, Sire».

E’ così vicino.

Non ce lo aspettavamo, lo credevamo più… irraggiungibile.

«E voi, chi siete? Due nuovi Servitori?», ci chiede.

Emma tentenna.

Deglutisco, ma rispondo velocemente.

«Si, Signore», dico, pentendomi del tono militaresco palesato. «Veniamo da Clorophilia».

«Ah, capisco» ci sorride il Re. «E come vi chiamate?»

Emma è immobilizzata. Le sorprese la sconvolgono e la destabilizzano.

«Il mio nome è Jensen Logan, e lei è mia cugina Emma Fox, Signore». Di nuovo il tono militaresco.

«Hai il portamento di un soldato figliuolo!», esclama lui.

A questo punto, mento dicendo la verità.

«Si, Signore, ero un soldato nell’esercito dei Bianchi, a Clorophilia».

I Bianchi sono quei quattro gatti che costituiscono il plotone di Clorophilia.

E’ un Regno famoso per essere amante della pace e della tranquillità e non ha mai intrapreso guerre se non per difendersi.

«Ah, ecco, capisco. E come mai hai lasciato l’esercito?»

Non posso credere che un Reale sia così spontaneamente interessato ad un umile Servitore.

Del resto conosce perfino i nomi degli altri due, e ci sono almeno un centinaio di persone impiegate nella servitù in tutto il Castello.

Penso velocemente.

«La verità è che non ero felice, lì, Signore. Così io e i miei due cugini siamo venuti a Gelso in cerca di qualcosa di più».

Di solito questi sentimentalismi funzionano.

Rimane un attimo in silenzio. E poi mi sorride.

Il rumore delle trombe avvisano che il Conte di sta varcando la Porta.

Poi tutto si succede velocemente.

Il Re accoglie il Conte, noi offriamo loro da bere, si chiedono l’un l’altro come va nel proprio Regno e si conclude col Re che dice: «Amico mio, andiamo a discutere d’affari nel mio studio», e lasciano il nostro piano.

Velocemente, approfittiamo di un quarto d’ora di vuoto nella tabella di marcia prima della prossima mansione prevista e ci riuniamo nello stanzino della cucina.

Non so dire se sia andata bene o no.

Penso solo che… Questo è un altro mondo. Questo è un altro Re. E devo cambiare il mio modo di vedere le cose, se voglio vincere questa guerra.


Che adesso, mi sembra più una sfida.

Scritto da Valeria Quarto

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