domenica 7 giugno 2015

25. ACQUA

Illustrazione di Alessia Tricarico
Non so esattamente cosa mi aspettassi di trovare.

Sicuramente, non questo.

Una stanza stretta, a malapena ci entriamo noi tre, tutta tonda, senza angoli e completamente tinteggiata di bianco.

Malgrado le ragnatele e della polvere sulla maniglia della porta all’esterno, dentro sembra quasi tirato tutta a nuovo, quasi appena tinteggiato.

Ma la vera cosa strana (seppur strana non è, è il contesto che la rende tale) è quel bicchiere d’acqua al centro della camera.

Un bicchiere di vetro, lungo e stretto, con dell’acqua che sembra pulita.

Mi guardo intorno. Sì, esattamente al centro di quel pavimento circolare.

«Roy, prendilo», sgomita Emma.

Roy l guarda accigliato, come per dire “Perché io?!”, ma si avvicina, si piega e afferra delicatamente il bicchiere, come se fosse una cosa preziosa o un’arma pericolosa, dipende dal punto di vista.

La beve.

Beh, non succede niente.

«Boh, ragazzi, era acqua, ed era pure fresca. La tipica bevanda dissetante di Gelso», esclama, facendo spallucce e riappoggiando il bicchiere vuoto sulle piastrelle bianche.

«E’ comunque un indizio…», con sguardo fisso sul bicchiere, Emma sbobina tutto ciò che le passa per la mente… «E’ acqua fresca, e qui dentro sembra tutto pulito, nonostante questa stanza, tecnicamente, è come se non esistesse, perfino sulla mappa. Vuol dire che qualcuno ci viene…»

«Sì, okay, qualcuno ci viene, tanto da piazzare un bicchiere di acqua al centro della stanza, chissà, forse ogni giorno. Ma le domande sono altre: chi fa questo? E soprattutto, perché? …Poi, perché al centro? Vabbè, forse è un maniaco ossessivo-compulsivo data l’estrema pulizia del posto, e il punto perfettamente centrato in cui era posato il bicchiere».

Non sono sicuro che Roy stia scherzando, ma anche io mi sono posto le stesse domande.

E non vedo come Corallo o Enock possano avere qualcosa a che fare con tutto ciò.

«E se provassimo a parlarne con qualcuno? Potrei domandare alle signore della cucina che mi hanno raccontato la storia di Corallo, se sanno di questa stanza», propone Emma, riaprendo la porta che ci eravamo chiusi alle spalle.

Credo che non ci siano altri motivi per continuare a restare.

Ammetto di essere un po’ deluso.

Mi aspettavo di trovare il covo segreto di Corallo, o comunque una pista più concreta.

Fondamentalmente abbiamo attribuito l’attentato al Re, la troppo lunga scomparsa di Enock/rapimento a lui… Ma sono solo supposizioni.

E se stessimo solo girando intorno a noi stessi?

Sento che ci stiamo allontanando troppo dal piano originale.

Noi non siamo di Gelso.

Noi non siamo i buoni.

Non dobbiamo aiutare nessuno, tantomeno salvare qualcuno.

Eppure, per poter ottenere quel risultato che sembrava “più semplice”, dobbiamo fare giri immensi.,

Il mio comandante si sbagliava, la percentuale di margine d’errore non riguarda solo il fattore umano.

Nella vita la costante più importante da non dimenticare mai è l’imprevisto.

Si dice che l’intelligenza di un uomo si misura dalla sua capacità di adattarsi alle situazioni, di sopravvivere.

Beh, attualmente mi sento un po’ stupido.

Perchè, questa volta, non so che fare, non so come muovermi.

«Dai, andiamo», sospiro.

Ma una volta usciti, io ed Emma ci accorgiamo di essere solo noi due.

«Ma quello sciocco è rimasto dentro?!», borbotta lei, riaprendo la porta e guardando dentro.

«Jensen…», sussurra.

Che c’è?

Mi affaccio anche io nella stanza, per poi rientrarvi.

Roy non è rimasto dentro. Roy non è rimasto.

Ma soprattutto, al centro esatto della stanza, il bicchiere d’acqua è di nuovo pieno.

Io e Emma ci guardiamo.

Poi ci guardiamo intorno.

Poi fissiamo il bicchiere, le gocce d'acqua che scendono lungo il vetro, come appena versata.

«Roy», chiamo, ma so che pronuncio il suo nome invano.

Forse, quella, non è acqua.

Scritto da Valeria Quarto

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