domenica 28 giugno 2015

27. COME FARE


Illustrazione di Alessia Tricarico
«E ora come ci muoviamo? Cosa facciamo?», domanda Emma con un tono sforzatamente moderato.
«Troviamo il modo di far tornare visibili Roy, Enock e Corallo, quindi in un colpo solo risolviamo tutto il pasticcio», sospira il Guardiano.
Bell’eufemismo definire “pasticcio” il compo di assassino, attentato, rapimento, possibile morte e compagnia bella.
«Bene… Quindi, secondo la sua teoria, signor Guardiano, c’è un macchinario in grado di rendere la materia resa invisibile, in materia visibile, giusto?», cerco di capire cosa-dobbiamo-fare.
«Ragazzo, prima di tutto», asserisce il vecchio, strofinandosi la punta della barba con l’indice e il pollice «non si tratta di una teoria, ma di un teorema. La prima è solo un’opotesi, non provata; il teorema, invece è una tesi empiricamente dimostrabile e dimostrata».
Ok, mi sto perdendo.
In scienze andavo bene, ma non seguo il filo del suo ragionamento.
«Secondo di tutto», non sono sicuro si possa dire, ma l’ha detto «un inizio ha sempre una fine, si può sempre tornare indietro, rimediare, sistemare le cose. Quindi, il punto è, piccoli Clorophilliani poco svegli, che lo strumento per far tornare visibili Corallo e gli altri è già esistente e non c’è neppure bisogno che venga nascosto, perché sarà un oggetto comune, che basterà toccarlo o indossarlo e… puf! Ti trasforma».
«Ma se così fosse, perché un semplice bicchiere d’acqua, che non è minimamente sospettabile, è stato chiuso in una stanza e posizionato al suo centro, rendendolo, in tal modo, so spettabilissimo?».
Ottima domanda, Emma.
Altro che poco svegli.
«Ho proprio ragione a dirvi che siete poco svegli! Ovvio, ragazzi, ovvio: era una trappola. Così come deve aver attratto Enock, evidentemente Corallo l’ha messo lì in caso di… In caso di gente come voi, ecco. Prima di tutto, penso che nella stanza non ci fosse “solo”, il bicchiere d’acqua, bensì tutta l’artiglieria del traditore».
«Ma invisibile», aggiungo.
«…ai nostri occhi. Vedete, credo che Roy, Enock, Corallo si vedano vicendevolmente. E vedano gli oggetti intorno a sé. Quelli costituiti dalla loro stessa sostanza. Sapete che significa?», e ci guarda, come se si aspettasse che “ci svegliamo”.
Emma deglutisce rumorosamente.
«Che loro potrebbero sapere qual è la tecnologia in grado di riportarli nella nostra forma visibile?», azzardo.
Il Guardiano esulta.
«Sì, ragazzo, sì! Ed è molto più semplice che lo scoprano loro, che noi. Sarebbe come cercare un ago in un pagliaio».
«Ma… ho una domanda»«Un’altra, vuoi dire», la punzecchia il signore.
Beh, effettivamente Emma non si fa problemi a porne.
Ma credo sia giusto.
Chi fa domande vuole capire, non si limita a “fare e basta”.
Lei ignora il suo commento.
«Questo “oggetto”, se è visibile a loro, è invisibile a noi? Quindi, se è così, noi comunque non potremmo trovarlo!»
Lui sospira, quasi esasperato.
«Signorina… Il bicchiere con l’acqua voi l’avete visto?»
«Sì»
«E c’è chi ne ha bevuto?»
«…sì»
«E allora, lo strumento di materializzazione – come di smaterializzazione – è visibile sia da noi che da loro».
Queste cose a Kroatoan non esistono.
Esiste solo la guerra. Armi. Piani. Mappe. Non bicchieri d’acqua che ti fanno scomparire.
«Tuttavia» e dicendo così, si guarda attorno con circospezione «come loro sono invisibili, anche Corallo lo è. Potrebbe essere qui, in questo momento… E aver udito tutto».
Io ed Emma ci guardiamo a vicenda… «Quindi sarà sempre un passo davanti a noi».
Il Guardiano tira nuovamente un sospiro, questa volta, come se riempire i polmoni di aria lo facesse riflettere meglio.
«Corallo si credeva superiore a tutti, più intelligente, più scaltro. Si credeva il migliore. Pensava di essere sempre un passo avanti a chiunque, appunto. Questo è stato il suo punto debole. Ecco perché… Non è riuscito nel suo intento. Crede di essere invincibile? Imbattibile? Perfetto. Allora vuol dire che non lo è».

Scritto da Valeria Quarto

domenica 21 giugno 2015

TATUAGGI E PIERCING, LA PAROLA DI DIO




Dio stava per introdurre il popolo di Israele nella Terra Promessa quando, tra le varie e significative direttive da consegnare come testamento in questa sorta di donazione, Egli avverte con fare perentorio:
“Non vi farete incisioni, né tatuaggi…” (Levitico 19:28);
“I sacerdoti non si faranno incisioni…” (Levitico 21:5);
“Non adotterete i costumi – le usanze, la moda – delle nazioni che sto per cacciare davanti a voi, perché le ho prese in abominio!” (Levitico 20:23). In abominio, nel senso che Dio le odia e le detesta.
Ma perché Dio è così inflessibile riguardo questa “forma d’arte”?
La Bibbia dice che questa usanza pagana ha origini antichissime, radicate nella magia e nella stregoneria, sottolineando che queste pratiche si facevano principalmente in onore dei morti e del mondo spirituale occulto.

(1 Re 18:28) In un confronto tra Elia e i profeti del dio pagano Baal (la figura divina più vicina a Satana), questi ultimi per ingraziarsi la sua presenza e i suoi favori, si diedero a praticarsi profonde incisioni addosso, secondo il loro costume, con spade e lance, finchè grondavano sangue (senza ottenere i risultati sperati, tra l’altro…).
Anche gli Anachim giganti, nemici giurati del popolo di Dio, usavano queste pratiche (Geremia 47:5).
Ma cos’è un tatuaggio?
E’ un marchio, un segno indelebile per dichiarare uno status: delinquenti, schiavi (da ricordare, in un passato ancora recente, gli Ebrei furono “timbrati” da un certo tizio di nome Hitler…), prigionieri, disertori, legionari, guerrieri, nobili, re e imperatori. Fu un’usanza anche tra i primi cristiani, che si tatuavano la fronte per garantirsi, in tempi di sanguinose guerre e persecuzioni, una degna sepoltura in terra consacrata. In seguito, nel 1800, fu emanato un decreto papale che vietava tale pratica.
Il piercing è una perforazione della pelle che crea una sorta di “galleria” nella carne. Solitamente si effettua ai lobi o intorno alle orecchie, alle narici, al setto nasale, alle labbra, sull’arco sopraccigliare, ai capezzoli, all’ombelico, ai genitali, sulla lingua, sugli zigomi, e… l’elenco sarebbe infinito, perché i siti (cutanei e non), si aggiornano continuamente, stupendoci continuamente che non c’è mai fine al peggio!
Poi ci sono i marchi, quelli che vengono eseguiti con strumenti che riproducono una effige. In genere sono in acciaio o ceramica riscaldati, quelli detti a fuoco (utilizzati anche per marchiare le bestie) o a ghiaccio, quelli immersi nell’azoto liquido.
Il cutting, ovvero incisioni che si effettuano con bisturi chirurgici affilatissimi (quando fatti da professionisti del settore) o da lamette, forbici, coltelli di ogni genere per “fanatici del fai da te”. Gli effetti di questi tagli “artistici” si possono ampliare aggiungendo ulteriori ferite su quelle già esistenti, al fine di ritardare la guarigione, e prima che queste si cicatrizzano, si possono “abbellire” maggiormente, inserendo del liquido per tatù.
La chicca che vi ho riservato alla fine di questo breve escursus culturale moderno è la pratica della scarificazione.
Essa è una tecnica molto antica, conosciuta e praticata specialmente in Africa (oltre che dai nostri vecchi profeti di Baal), e vari Paesi del sud del mondo. Consiste nell’ eseguire tagli e solchi molto profondi e irritarli “volontariamente” con aceto e carbone, per massificarne gli effetti e il risultato.
Forse così vi è più chiaro il motivo che spinse Dio a dire al popolo che Egli amava, che onorava e che voleva sempre cercare di proteggere, di non praticare queste usanze abominevoli! I principi di Dio sono protezione e non proibizione fine a se stessa.
In Romani 12:2 è scritto “Non conformatevi alle usanze di questo mondo, ma siate rinnovati e trasformati… per conoscere la perfetta volontà di Dio”.
E in 1 Corinzi 3:16 leggiamo: “Voi siete la casa di Dio, in cui abita il Suo santo Spirito… Se uno guasta il tempio di Dio, Dio guasterà lui e questo tempio siete voi”.
1 Corinzi 6, versetto 19: “Non appartenete più a voi stessi, perché foste comprati a caro prezzo (con il sangue di Gesù). Glorificate, dunque, Dio nel vostro corpo.
Il mio messaggio è rivolto ai soli credenti che pensano di farsi un tatuaggio per “onorare” Gesù e mostrarGli quanto lo amano.
Intanto abbiamo letto che “il padrone di casa” è lo Spirito Santo e penso di aver capito che non ci darebbe volentieri il suo permesso… La sua Parola è moderna e attuale. Oggi il messaggio di Gesù è trasmesso dai media in modo globale. Se Lui fosse sulla Terra, adesso viaggerebbe su un veloce jet, indosserebbe comodi jeans, fighissime sneaker e ai matrimoni parteciperebbe in eleganti abiti Armani.
Ma i suoi principi non cambiano, quello che ha definito abominevole e odioso, non finirà mai con l’amarlo! I cristiani che vogliono “mostrare” il suo amore per Lui, dovrebbero solo seguire il suo stile di vita e se proprio volessero andare oltre, per imitarlo: i suoi piercing sono stati fatti con enormi chiodi e con le spine, e i suoi tatuaggi sono le cicatrici delle frustate ricevute!
A chi ha già dei tatuaggi, voglio dire che Dio vi ama e che non sono certo i tatoo che frappongono barriere tra voi e Lui; a chi non ne ha ancora, dico che se ubbidisci alla sua Parola e ai suoi preziosi consigli, Dio ti amerà e onorerà sempre di più, ma se conoscendo la sua opinione in merito, non vorrai ubbidire, sappi che non lo “corromperai” mai, anche incidendoti un vistoso «I Love Jesus!»…

Benedizioni, salute e prosperità,
Past. Francesca Miolli Corsini




domenica 14 giugno 2015

26. ARMI DI DIVERSO… TIPO


Illustrazione di Alessia Tricarico
«E’ scomparso. Nel nulla. Sarà…», non permetto ad Emma di terminare la frase.

Roy non “sarà”…

«Mi sembra troppo scontato da dire, ma credo che quello che è successo a Roy, sia successo ad Enock».

Siamo ancora in questo seminterrato, con la porta della stanza “della sparizione misteriosa”spalancata, con gli occhi fissi sul bicchiere, come se potesse accadere qualcosa, da un momento all’altro.

Emma sembra stordita.

Non sa che fare.

Beh, neppure io.

Ma non andiamo da nessuna parte, se continuiamo a rimanere qui (nel vero significato della frase).

Una decisione dev’esser presa.

«Io credo… Che il Guardiano potrebbe aiutarci. Gli raccontiamo la verità e…»

«La verità?!?!», mi interrompe Emma, sobbalzando come un’anguilla.

«Non quella verità», sospiro roteando gli occhi verso l’alto «Ovviamente, mi riferivo al fatto che io e due servi senza una mansione specifica ci siamo messi a ficcanasare per le segrete del palazzo, e non alla questione “siamo soldati in incognito di Kroatoan che vogliono uccidere il Re e conquistare il Regno”».

«Non sapevo fossi dotato di sarcasmo», sbuffa, incrociando le braccia al petto e guardando accigliata il pavimento di pietra.

«Neppure io».

La guardo per un attimo.

Posso provare ad immaginare come si senta.

Le stringo una spalla in modo fermo.

Lei alza il suo sguardo verso di me.

«Emma, tu mi servi. Non puoi titubare. Non puoi avere paura, né preoccuparti. Mi servi lucida. Che ti piaccia o no, ora siamo solo noi due, e un’epopea di clamorose azioni da compiere. Recuperare Roy, ritrovare Enock, fermare Corallo, salvare il Re, e poi di nuovo uccidere il Re, conquistare Gelso e tutto questo in poco tempo, e tutto questo, da soli. Ma due valgono più di uno. Tu mi servi, Emma».
Sospira, abbassando di nuovo lo sguardo per terra.

«Sapevo che sarebbe stato difficile», sussurra, con un tono che mi ricorda quello che usa chi rivela un segreto «Ma non pensavo che sarebbe stato così tanto difficile».

«Una volta ho letto che “Più dura è una battaglia, più glorioso è il trionfo”».

Ci guardiamo.

Ci capiamo.

Ripercorriamo le scalette, a passo più affrettato rispetto a prima, e io ho sempre quella sensazione che ci sia qualcosa o qualcuno… Ma le due, tre volte che mi giro per guardare cosa c’è dietro di me, vedo solo altre scale e il buio prepotente.

Eccoci di fronte l’ufficio del Guardiano, vicino l’entrata del palazzo.

Emma bussa sulla porta d’oro, ricamata con ghirigori eleganti.

«Prego, prego, entrate», ci invita.

«Signor Guardiano, buongiorno», dico.

Non voglio perdermi in troppi giri di parole e prima che possa rispondermi, gli faccio un cenno con la mano per bloccarlo.

«Aspetti prima che le raccontiamo… qualcosa».

Gli diciamo che, dopo l’attentato, io, Roy ed Emma ci eravamo scambiati delle supposizioni ed essendo da sempre legati fin da Clorophilia, mi hanno voluto dare una mano a capire cosa fosse accaduto a Enock, al Re. Gli diciamo di Corallo, della mappa, dei sotterranei, della stanza, dell’acqua, di Roy.

A sbobinare l’intera storia è Emma.

Mi sembrava adatta, è anche riuscita a metterci un po’ di patema d’animo nei punti clou, come quelli della scomparsa di Roy o del pericolo corso dal Re, preoccupatissimo per il suo unico figlio.

Dopo un quarto d’ora di ininterrotto racconto, il Guardiano rimane… così, annichilito, per qualche secondo, guardando una clessidra sulla sua scrivania.

«Allora, abbiamo delle buone notizie», pronuncia, alla fine, abbozzando una specie di sorriso.

Io ed Emma incrociamo i nostri sguardi, titubanti.

«La prima, è che sto capendo cosa sta succedendo. Mi spiego», alzandosi, si dirige verso la finestra «Enock e Roy non sono morti».

Posso vedere i tendini delle braccia di Emma rilassarsi.

Credo che si sia legata molto a Roy. La sua acidità è relativa, per così dire.

«Sono… Mmm, come dire… Diventati invisibili. Sì, quell’acqua, che in realtà non è acqua, è un marchingegno che inventò proprio Corallo, molto tempo fa, in grado di frantumare le molecole e gli atomi della materia. All’epoca, lo stava brevettando, ma non ebbe molto successo. Gli piaceva inventare cose… Voi avete detto che in quella stanza c’era solo quel bicchiere. Beh, credo che ormai, sia riuscito ad elaborare ben bene la macchina per rendere invisibili gli oggetti, perché quella stanza era il suo studio per gli esperimenti e aveva un sacco di attrezzi. Rimase intoccata, da quando fu esiliato. Dunque, significa che è riuscito a rendere invisibile tutto».

«Cioè… quel bicchiere d’acqua è, in realtà… una macchina tecnologicamente avanzata?!», la voce di Emma è estremamente acuta.

Sinceramente, io non sono stupito più di tanto.

Voglio dire, qua a Gelso si mangiano le nuvole.

Il Guardiano ignora la sua domanda retorica.

«E credo», aggiunge «che anche Corallo si sia reso invisibile, per agire indisturbato per tutto il castello, senza essere visto. Ma se il suo proposito è ancora quello di appropriarsi del Regno, non potrà governare da “immateriale”… Per cui, avrà anche trovato il modo per tornare “fisico”».

Quindi Enock e Roy ci sono.

E possiamo salvarli.

Quanto possono incoraggiarti delle buone notizie? Delle soluzioni?


La speranza può essere una potente arma di distruzione o di creazione. Dipende dal possederla, oppure no.

Scritto da Valeria Quarto

domenica 7 giugno 2015

25. ACQUA

Illustrazione di Alessia Tricarico
Non so esattamente cosa mi aspettassi di trovare.

Sicuramente, non questo.

Una stanza stretta, a malapena ci entriamo noi tre, tutta tonda, senza angoli e completamente tinteggiata di bianco.

Malgrado le ragnatele e della polvere sulla maniglia della porta all’esterno, dentro sembra quasi tirato tutta a nuovo, quasi appena tinteggiato.

Ma la vera cosa strana (seppur strana non è, è il contesto che la rende tale) è quel bicchiere d’acqua al centro della camera.

Un bicchiere di vetro, lungo e stretto, con dell’acqua che sembra pulita.

Mi guardo intorno. Sì, esattamente al centro di quel pavimento circolare.

«Roy, prendilo», sgomita Emma.

Roy l guarda accigliato, come per dire “Perché io?!”, ma si avvicina, si piega e afferra delicatamente il bicchiere, come se fosse una cosa preziosa o un’arma pericolosa, dipende dal punto di vista.

La beve.

Beh, non succede niente.

«Boh, ragazzi, era acqua, ed era pure fresca. La tipica bevanda dissetante di Gelso», esclama, facendo spallucce e riappoggiando il bicchiere vuoto sulle piastrelle bianche.

«E’ comunque un indizio…», con sguardo fisso sul bicchiere, Emma sbobina tutto ciò che le passa per la mente… «E’ acqua fresca, e qui dentro sembra tutto pulito, nonostante questa stanza, tecnicamente, è come se non esistesse, perfino sulla mappa. Vuol dire che qualcuno ci viene…»

«Sì, okay, qualcuno ci viene, tanto da piazzare un bicchiere di acqua al centro della stanza, chissà, forse ogni giorno. Ma le domande sono altre: chi fa questo? E soprattutto, perché? …Poi, perché al centro? Vabbè, forse è un maniaco ossessivo-compulsivo data l’estrema pulizia del posto, e il punto perfettamente centrato in cui era posato il bicchiere».

Non sono sicuro che Roy stia scherzando, ma anche io mi sono posto le stesse domande.

E non vedo come Corallo o Enock possano avere qualcosa a che fare con tutto ciò.

«E se provassimo a parlarne con qualcuno? Potrei domandare alle signore della cucina che mi hanno raccontato la storia di Corallo, se sanno di questa stanza», propone Emma, riaprendo la porta che ci eravamo chiusi alle spalle.

Credo che non ci siano altri motivi per continuare a restare.

Ammetto di essere un po’ deluso.

Mi aspettavo di trovare il covo segreto di Corallo, o comunque una pista più concreta.

Fondamentalmente abbiamo attribuito l’attentato al Re, la troppo lunga scomparsa di Enock/rapimento a lui… Ma sono solo supposizioni.

E se stessimo solo girando intorno a noi stessi?

Sento che ci stiamo allontanando troppo dal piano originale.

Noi non siamo di Gelso.

Noi non siamo i buoni.

Non dobbiamo aiutare nessuno, tantomeno salvare qualcuno.

Eppure, per poter ottenere quel risultato che sembrava “più semplice”, dobbiamo fare giri immensi.,

Il mio comandante si sbagliava, la percentuale di margine d’errore non riguarda solo il fattore umano.

Nella vita la costante più importante da non dimenticare mai è l’imprevisto.

Si dice che l’intelligenza di un uomo si misura dalla sua capacità di adattarsi alle situazioni, di sopravvivere.

Beh, attualmente mi sento un po’ stupido.

Perchè, questa volta, non so che fare, non so come muovermi.

«Dai, andiamo», sospiro.

Ma una volta usciti, io ed Emma ci accorgiamo di essere solo noi due.

«Ma quello sciocco è rimasto dentro?!», borbotta lei, riaprendo la porta e guardando dentro.

«Jensen…», sussurra.

Che c’è?

Mi affaccio anche io nella stanza, per poi rientrarvi.

Roy non è rimasto dentro. Roy non è rimasto.

Ma soprattutto, al centro esatto della stanza, il bicchiere d’acqua è di nuovo pieno.

Io e Emma ci guardiamo.

Poi ci guardiamo intorno.

Poi fissiamo il bicchiere, le gocce d'acqua che scendono lungo il vetro, come appena versata.

«Roy», chiamo, ma so che pronuncio il suo nome invano.

Forse, quella, non è acqua.

Scritto da Valeria Quarto