Illustrazione di Alessia Tricarico |
Perchè sarebbe stato molto difficile - o meglio, impossibile - entrare nel giardino, senza che nessuno se ne accorgesse.
E penso sul serio che c'entri questo Corallo.
La prossima mossa, prima di controllare nei sotterranei, è andare da Cedric.
Il vero, unico, principale obiettivo, non è salvare il Re, il Regno, Enock e compagnia bella.
L'unico scopo è far sì che tutte le cose vadano al loro posto per distruggere il Re, il Regno e Enock, solo per essere nato a Gelso, solo per essere il figlio dell'uomo che devo uccidere.
Adesso, un po' posso provare a capirlo, il ragazzino.
Corallo era per lui un esempio, e poi si è rivelato un coltello, una ferita, non solo per lui, ma anche per suo padre.
Il difetto di chi riesce a provare emozioni e sentimenti è che, quando questi vengono delusi, poi si vive con la paura che possa accadere di nuovo, non ci si fida più facilmente come prima e non si vuole più aprire il proprio cuore.
Enock è ancora piccolo e ha un cuore.
Forse anche io, se provassi emozioni, reagirei così e non mi fiderei più di nessuno.
Ecco perchè, non capisco il Re.
Sempre gentile e amorevole con tutti, disposto ad investire negli altri... Nonostante tutto.
Corallo non gli ha insegnato niente?
Bisogna sempre imparare dal passato.
Tornando al piano, adesso mi recherò proprio da Lui e gli dirò ciò che penso, perchè voglio che veda quanto mi sto impegnando per il suo Regno, per la sua vita... E si fidi sempre di più di me.
Così, quando avremo chiuso questa storia, potrò proseguire con quella per cui sono effettivamente venuto fin qua.
Salgo all'ultimo piano del Palazzo, dove ci sono le stanze del Sue stanze.
Il pavimento è tutto di cristallo ed ogni cosa è illuminata.
Un po' come quando ero nel giardino, questo luogo mi dà la sensazione che non ci si può nascondere, che tutto è allo scoperto...
Busso alla grande porta bianca, lo Studio Reale.
«Entra», mi dice la voce dall'altra parte del muro.
«Maestà, sono Jensen», entro, guardandomi curioso attorno.
Al centro della grande stanza rotonda, senza angoli, c'è questa scrivania spaziosa, sarà fatta d'oro? E ci sono tanti fiori e tante sculture sparse per la camera... Ma tutto disposto in un certo ordine. L'idea che mi balza alla mente è quella della ricchezza, ma anche della bellezza.
Questa camera mi grida il motivo per cui Kroatoan vuole conquistare Gelso.
La stanza da sola potrebbe bastare per comprare mezza della mia città, tra sculture, lampade tempestate di pietre preziose, quadri dalle cornici in oro che tappezzano le pareti...
«Ti aspettavo, ragazzo», il Re è seduto su una poltrona blu, dai manici ricoperti di topazi, di fronte la finestra.
Sembra che guardi l'orizzonte, che cerchi qualcosa. Non capisco se sia preoccupato o altro.
«Allora, scommetto che ti sei dato da fare per capirne qualcosa», continua «Dimmi tutto».
Deve aver visto la mia faccia interdetta (o stupita) - insomma, perchè pensava che stessi indagando per scoprire cosa c'è dietro il suo attentato? - perchè aggiunge, guardandomi:
«Non ci conosciamo da molto, Jensen, ma ti sto capendo sempre di più. Sei molto intelligente e veloce nell'azione, non sei uno che se ne sta con le mani in mano. Quindi, di fronte a tutta questa serie di avvenimenti difficili da spiegare, sicuramente ti sarai messo al lavoro».
Beh, è tutto vero, se non fosse che il reale obiettivo, oltre alla mia indole, è... lui.
«Sì, Maestà. Sono venuto per dirle che, anche se può sembrare pazzia, credo che Corallo c'entri col suo attentato. Penso anche che si nasconda nel castello stesso».
Sto per cominciare a spiegare come sono arrivato a questa conclusione, ma lui mi interrompe.
«Lo penso anche io».
«Ah, ha cambiato idea, sua Altezza? Fino a poco tempo fa, non credeva potesse trattarsi di lui...»
«E' vero. Ma c'ho riflettuto. E' l'unico che conosce così bene le armi, il castello e soprattutto è l'unico che potrebbe volere così fortemente la mia morte».
Deglutisco. Beh, non proprio l'unico.
««v«Tuttavia, non mi importa molto di lui, adesso. Se vuole uccidermi, si rifarà vivo e lo affronterò. Il nemico lo si guarda in faccia, dritto negli occhi», mi dice sorridendomi e quando i nostri occhi si incrociano, mi sento pugnalare nello stomaco.
«Ora voglio Enock, mio figlio», continua, voltando lo sguardo di nuovo verso il cielo «Voglio che torni a casa. Sai, da quando è successo quel che è successo con Corallo, qualcosa in lui si è spezzato, è cambiato. Lo capisco. Aveva solo me e lui e improvvisamente si è ritrovato che la persona di cui più si fidava tenta di uccidere quella che più amava. Tutta la sua voglia di avventura, di spericolatezza... E' come se cercasse qualcosa. Come per dimostrare, ogni volta, che "da solo ce la può fare". Poi arrivi tu, un perfetto sconosciuto e lo salvi. Immagino come si debba essere sentito. Indifeso. Non so se c'entri Corallo con la sua scomparsa, ma so che lui se n'è andato di sua spontanea volontà. Lui ha aperto quella finestra, lui è scappato. Per questo, Jensen, non voglio che lo cerchiate. Voglio che sia lui a tornare da me, quando lo desidererà. Quindi, voglio che tu trovi Enock, ma non lo riporti a casa. Controlla solo che stia bene. Più del nemico, mi importa di mio figlio. Ci siamo intesi?»
«Signor, sì».
«Bene».
Ma mentre lascio la stanza, penso che non va affattobene.
Perchè provo alla bocca dello stomaco questa sensazione che mi stinge e mi riempie e mi svuota. E mi sento... un traditore.
Scritto da Valeria Quarto
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