domenica 3 maggio 2015

22. LA STORIA



Illustrazione di Alessia Tricarico
Recuperare la mappa dal Cappellano non è stato difficile.

Anzi, mi ha perfino rimproverato, perché avrei dovuto richiederla e studiarla già da tempo, dato che sono al servizio del Re.

Mi reco nella stanza di Roy, adesso tutti gli inservienti sono al lavoro, quindi qui potrò darle un’occhiata con calma.

Il palazzo ha molte stanze, tutte immense.

Ma questo, lo sapevo già.

Ognuna di essere ha un numero ed un nome, a seconda della sua funzione. Per esempio 4. Cucina, 17. Stanza da Ballo Invernale, 31. Stanza degli allenamenti Fisici, fino alla 300, ultimo piano, la Camera Reale.

Ciò che attrae il mio sguardo è ciò che c’è sotto il palazzo.

Le cantine, la Stanza del Tesoro… E poi uno spazio non numerato e senza nome.

Perfino i ripostigli hanno un numero ed un nome.

Lo si può chiamare istinto, la si può chiamare logica, ma voglio sapere cosa c’è in quel luogo.

Per un attimo, come un fulmine che attraversa la mia mente, mi ricordo di Enock.

Lo stato d’allarme per la sua scomparsa non è ancora stato annunciato, il che è strano. 

Forse il Re pensa che tornerà… Ma dopo l’attentato, non dovrebbe essere più preoccupato?

Spalanco la porta per uscire e dirigermi ai piani bassi, ma mi scontro con Emma e Roy.

«Ahi!», esclamano entrambi in coro.

«Scusate ragazzi», dico «Ho trovato una mezza pista».

«Anche noi», la fronte corrugata di Emma non mi trasmette nulla di positivo.

Rientriamo nella camera, chiudendola a chiave.

«Credo che dovremmo andare a fare un giro nelle segrete del castello», li informo, mostrando loro la mappa e facendo notare quel quadratino vuoto, senza indicazioni.

«Ragazzi, inoltre credo sia importante che voi sappiate bene la storia di Corallo», la voce di Emma è bassa «Per me, lui c’entra».

Si siede sulla poltroncina ai piedi del letto.

Ci accovacciamo seduti per terra intorno a lei, come se stesse per raccontarci la storia della buonanotte.

«Jensen…», Emma sospira «Corallo era un orfano».

Mi fissa, occhi negli occhi.

D’accordo, sono anche io un orfano. Allora?

«Lui non è nato a Gelso. Era una notte fredda, di quelle di cui si legge nei libri per bambini. 

Bussano al portone della Città. La Guardia addetta domanda più volte “Chi è?”, apre la finestrella per controllare chi si trovasse dall’altra parte del muro, ma non vede nessuno.

Eppure, sente qualcosa.

Un pianto.

Titubante, apre e si ritrova ai piedi un secchio, di quelli di metallo, il fondo riempito con della paglia, e un bambino, un neonato di pochi giorni, se non addirittura poche ore, avvolto in strofinacci.

Si guarda attorno, ma non c’è nessuno.

Il gelo aveva ghiacciato le foglie degli alberi circostanti, c’era un silenzio assoluto e non tirava un filo di vento».

«Aspetta, aspetta…» la interrompe Roy «Come fai a sapere tutti questi dettagli?»
«Diciamo che le lavandaie più vecchie non vedevano l’ora di raccontarmi questa storia. 

A quanto pare, ha segnato molto il Regno».

«D’accordo, continua». 

«Non era mai successo nulla del genere a Gelso. 

Qui gli orfani non esistono. 

Il pargolo fu portato dal Re, che senza esitazioni, decise di tenerlo con sé. 

All’epoca Enock non esisteva ancora, ma non lo volle come figlio, bensì solo per dargli una casa. Dicono le lavandaie, che è sempre stato molto buono».

«Insomma, Corallo, chiamato così proprio dal Re, perché era avvolto in stracci di un colore rosso vivo e il bambino stesso aveva la pelle rossastra, crebbe praticamente a Corte. 

Tutto filò liscio, fino all’arrivo di Enock. 

A quanto pare, cominciò a… ingelosirsi».

«Enock lo vedeva come un fratello maggiore. 

Dicono che è per questo che adesso voglia sempre stare da solo e libero di girare senza nessuno accanto che lo sorvegli. Corallo era una specie di mito per lui, una guida. 

Poi tradì il Regno ed Enock, deluso, decise bene che non si sarebbe più legato a nessuno».

Adesso capisco perché fosse così restio anche con me.

Non si fida di nessuno da allora.

«Corallo era in gamba, si impegnava e Re Cedric lo elesse ad una carica molto alta. E aveva solo poco più di vent’anni. Ha sempre saputo che il successore del Re sarebbe stato Enock. E non aveva mai dato segnali che si sarebbe voluto sedere lui, su quel trono. Ma poi, una sera, di punto in bianco si presentò nella Camera Reale. Propose a Sua Maestà che, essendo Enock molto piccolo e che ce ne sarebbe voluto, di tempo, per poter diventare Governante, lui avrebbe potuto prendere il suo posto, intanto.


«Ma al Re non piacque la sua proposta, percepì che se avesse detto di sì, lui non sarebbe più sceso dal trono. Rifiutò, dicendo che sarebbe stato, però, sempre il secondo. Allora, lo colpì con un pugnale nascosto in una tasca del mantello. Erano soli e non si sa bene la dinamica degli avvenimenti come sia andata. Ma è da allora che si è sparsa la fama che il Re fosse immortale, perché le macchie di sangue erano all’altezza del cuore, dicono le lavandaie, ma lui, beh, lui è sopravvissuto. E Corallo, è stato cacciato immediatamente oltre le mura della città».

Fine.

O forse, no.


Scritto da Valeria Quarto

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