Illustrazione di Alessia Tricarico |
Ciò che mi rulla in testa è: ucciderlo ora o aspettare?
Io e il Re siamo alla ricerca di suo figlio. Siamo io e Lui, la luce
del giorno a Gelso è, come sempre, da quando sono arrivato qui, qualcosa che…
ti intimorisce.
Mette in risalto tutto, i colori delle sue vesti, dei suoi occhi, dei
fiori del giardino, delle pietruzze del viale.
Mi sentirei troppo… scoperto ad attaccarlo ora.
Ma il tempo stringe.
E soprattutto, non posso provare curiosità, ma la domanda che grida
nella mia testa c’è: è davvero immortale?
Se provassi ad ucciderlo e non morisse, sarebbe un disastro.
Salterebbe l’intero piano, tutti gli uomini del mio Regno che sono qui in
incognito verrebbero arrestati.
Non ho scrupoli, ma ho una coscienza.
Sono così immerso nei miei pensieri che quasi non mi accorgo di quello
che succede.
Una freccia.
Una freccia sfiora il capo del Re.
E io, senza accorgermene, mi butto su di lui e cadiamo sulla ghiaia.
La freccia, appena tocca il suolo, si incendia e brucia, scomparendo
senza lasciare alcuna traccia.
Non so se sono più sorpreso per l’attentato imprevisto, perché un
attentato simile sarebbe dovuto provenire da me o se sono arrabbiato: l’ho
salvato.
Dovevo ucciderlo e l’ho salvato.
Il Re tossisce.
«Ragazzo, torniamo dentro, subito».
E io, come se fossi un suo fedele servitore, lo aiuto a rialzarsi e
rientriamo a palazzo.
Decide di entrare nelle cucine, non so perché.
«Mariah», dice ad una cuoca «preparami una cioccolata agli amaretti,
grazie».
Sospira.
Si siede su una di quelle scomode sedie di legno, un po’ sporca di
cibo, sullo schienale è appoggiato uno strofinaccio usato.
Non so come reagire.
Non posso fare a meno di osservarlo.
E’ successo tutto così velocemente.
Lui dovrebbe essere terrorizzato o adirato.
Invece… è seduto.
Cerco di ripercorrere gli avvenimenti appena successi.
Eravamo sul viale.
Io camminavo a qualche passo dietro di Lui.
La freccia è arrivata dall’alto, dal lato sinistro, dove c’è la
schiera degli alberi di mele.
Quindi, chiunque sia stato, era su uno di quegli alberi.
Non so perché, istintivamente, l’abbia salvato.
Forse perché non ero stato io a scoccare quella freccia.
Trattengo il fiato e gli pongo la mia domanda.
«Maestà, sa chi possa essere stato?»
Lui, che fino a quel momento, era rimasto con lo sguardo fisso su
Mariah che mescolava gli ingredienti per la sua cioccolata, ma che credo stesse
pensando a tutt’altro, alza il suo sguardo verso di me.
«Purtroppo, credo che ci sia un traditore nel mio Regno».
Deglutisco.
Stringo i pugni.
Ci ha scoperti?
«Tanto tempo fa, accadde che un certo Corallo, un abitante di Gelso,
divenne un mio funzionario. Era brillante ed intelligente. E lui si fece
accecare dalla sua stessa luce e pensò bene che avrebbe potuto prendere il mio
posto. Ma solo mio figlio può impugnare il mio Regno».
Enock.
Mille pensieri si affollano nella mia testa.
«Pensa possa essere stato Corallo?», gli chiedo.
«L’ho esiliato da Gelso molto tempo fa. E’ impossibile che sia
riuscito a rientrare».
Credo che il Re possa sbagliarsi. E io ne sono la prova.
«Ma se c’è stato uno, una volta, che ha voluto appropriarsi della mia
corona, ce ne potrebbe essere uno nuovo».
La cioccolata è pronta. L’amaretto riempie la stanza con il suo
profumo dolce, che fa a cazzotti con l’amarezza che mi prende lo stomaco.
«Quello che più temo è che possano aver preso mio figlio. Uccidere me,
non sarebbe abbastanza, perché ho un erede. Dovrebbero togliere di mezzo anche
lui, per poter avere la strada spianata».
Il Re si alza.
«Mi ritiro nella mia stanza, devo pensare».
Ma prima di uscire dalla cucina, si gira e sorridendomi mi dice: «Il
tuo gesto non è passato inosservato».
Se c’è qualcuno che vuole uccidere il Re oltre noi, potrebbe essere un
problema.
C’è troppa confusione. Rischiamo che il piano salti.
E soprattutto, si sbaglia pensando che non possa essere stato Corallo.
Come siamo riusciti ad entrare noi, potrebbe benissimo esserci
riuscito anche lui.
Devo parlare con gli altri, le priorità del piano cambiano.
Ma sulla soglia della porta mi blocco.
Credo che il Re non sia immortale.
Scritto da Valeria Quarto
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