domenica 5 aprile 2015

18. ALLA RICERCA


Illustrazione di Alessia Tricarico
«Non sei durato neanche un giorno!», grida Emma, sbattendo il pugno al muro.

«Abbassa la voce, vuoi che ci scoprano?!», bisbiglia Roy, stringendole la spalla «Il ragazzino è più fuori di cervello di quello che pensavamo. Giù uno che se ne va in giro per pazzi, è da rinchiudere».

«Roy, Emma, basta». Inspiro, espiro.

Emma non ha tutti i torti, ho sicuramente sottovalutato la situazione.

Questa volta siamo nel retro delle cucine. Appena il principino è scappato, dopo aver avvisato le altre guardie, ho raggiunto i miei compagni per aggiornarli.

«Lo troverò».

«Lo troveremo, semmai», esclama, fissandomi, Emma.

«Non se ne parla, noi siamo servitori, non possiamo abbandonare questo compito per un altro che non ci appartiene».

«Roy ha ragione. Come l’ho trovato la prima volta, lo troverò anche questa».

Detto ciò, lascio la stanza senza dare il tempo ad Emma di ribattere.

Mi sento… inefficiente.

Comincerò a perlustrare il giardino, il labirinto e poi passerò all’esterno. Anche se, data la dimostrazione di scaltrezza,  non credo che si possa essere nuovamente rifugiato nel labirinto.

Ma perché scappare? La sua vita qui è perfetta.

Sto per scendere le scale, quando vedo la schiena del Re che mi precede.

Potrei provare a scusarmi, a rassicurarlo. Non posso perdere la fiducia appena guadagnata.

«Sua Maestà», esclamo dalla cima della scalinata.
Lui l’ha terminata, si gira. Mi vede e mi sorride.

E’ stato avvisato che Enock è scappato? Perché mi sorride?

«Andiamo a cercarlo», dice.

Cosa? Lui, il Re deve andare in giro a cercare suo figlio?

Deve aver capito dal mio viso che sono stupito da questa affermazione, perché aggiunge: «Tu l’hai perduto. Io sono suo padre. Tocca a noi recuperarlo».

Non è in collera con me? Dal suo sguardo non sembra.

«Sì, Altezza», mi limito a rispondere.

Abbasso lo sguardo. Scendo la scalinata, gli ultimi scalini con incertezza. Sono ad una spanna al di sopra di Lui.

«E’ sempre vissuto al sicuro, ha sempre avuto ciò che desiderava, e anche di più» sospira, un luccichio negli occhi. «Questo gli ha sempre fatto credere che non potesse vivere libero e in modo avventuroso. Capisco che sia piccolo, e i giovani hanno difficoltà ad apprezzare ciò che hanno. Ma di solito se ne rendono conto quando rischiano di perderlo».

Capisco perché lo ritengano saggio.

«E tu, Jensen, apprezzi ciò che hai?» mi domanda, ma non aspetta la risposta «Andiamo».

Mi volta le spalle. Mai dare le spalle al nemico. Ma non è il momento giusto. Ma il momento giusto potrebbe essere a breve… Saremo soli, alla ricerca di suo figlio.

Presto sarai orfano, Enock.


Spero che tu riesca a dare un ultimo saluto a tuo padre.

Scritto da Valeria Quarto

Nessun commento: