domenica 31 maggio 2015

24. I SOTTERRANEI


Non mi è chiaro se Corallo c’entri con la scomparsa di Enock.

E’ vero che l’ultimo se n’è andato di sua spontanea volontà, ma se poi fosse stato trattenuto con la forza?

Fatto sta che con Roy ed Emma, dopo averli aggiornati sulla mia conversazione col Re, decidiamo di addentrarci nelle cantine del castello, per guardare cosa c’è in quella stanza non numerata e senza nome che (però) appare sulla mappa.

«Potevi chiederlo al Re, di che camera si tratta», borbotta Emma, mentre accende la sua fiaccola prima di cominciare a scendere la lunga scalinata che conduce ai piani sotterranei.

«La piega dell’argomento che stavamo affrontando non lo permetteva», le rispondo.

Non mi va di discutere su ogni cosa.

Roy apre la fila, lo segue Emma e chiudo io il trio.

La scalinata è troppo stretta e non permette che camminiamo uno accanto all’altro.

Nelle battaglie, di solito ero io a condurre o io a chiudere.

Comunemente si pensa che l’ultimo, quello che rimane “dietro”, sia un vigliacco, perché si nasconde tra quelli che lo precedono. Forse per qualcuno è così, ma per me è diverso.

Chi è al primo posto, affronta il nemico faccia a faccia, ma chi è all’ultimo posto difende le spalle dei compagni e controlla che l’avversario anziché giocare di forza, attaccando frontalmente, gioca di furbizia, colpendo dove gli occhi non arrivano.

A me piace stare al primo posto, ma preferisco rimanere dietro quando sono legato in modo particolare ai miei compagni.

Per proteggerli.

E sì, ormai è storia vecchia, che non posso voler loro bene, perché ho un cuore che pompa sangue, ma non emozioni, ma la mia coscienza stima il valore della loro vita e mi spinge a fare questo.

Perché possiamo sfuggire dai nostri sentimenti, ma non dai nostri pensieri.

Le pareti che ci circondano sono di alabastro, come le scale… In questo castello non esiste niente di tetro e terrificante, vero?

«Da questa parte», dice Roy.

Mi giro di scatto, scrutando il buio alle mie spalle.

Il mio movimento deve essere stato molto brusco, perché anche Emma e Roy si girano, mettendosi in posizione d’attacco, impugnando la fiaccola non più come il mezzo che serviva per far luce, ma come arma da combattimento.

Ma non c’è nulla.

Dopo un attimo di silenzio, Roy bisbiglia: «Cosa è successo, Jensen? Hai sentito qualcosa?».

Non so che rispondere.

Il punto è che non lo so.

E’ come se il mio corpo avesse percepito qualcosa e si fosse mosso di conseguenza, ma consciamente, non ho sentito nulla, né visto…

«Ragazzi… Non lo so. E’ stato strano. Proseguiamo, ma occhi aperti. E non intendo solo quelli “fisici”, se percepiamo qualcosa di strano, stiamo allerta».

Non ho idea di cosa io stesso abbia detto, e forse neppure i miei compagni, ma le parole mi sono uscite così.

Proseguiamo seguendo le scale, Roy in una mano regge la torcia di fuoco, nell’altra la mappa.

«Ci siamo», sussurra ad un certo punto.

Arriviamo in un grande ingresso, sempre in alabastro, più illuminato rispetto alle scalinate.

Ci sono tre porte, una alla nostra sinistra, una al centro, una sulla destra.

Stando alla mappa,quella a destra dovrebbe essere la stanza della lavanderia, la centrale il ripostiglio… Quindi è quella a sinistra.

«Pronti?», domanda in modo retorico Roy.

Ci guardiamo.

Emma afferra lentamente la maniglia.


Apre.

Scritto da Valeria Quarto

domenica 17 maggio 2015

23. QUANDO VORRA', TORNERA'

Illustrazione di Alessia Tricarico


Credo che chiunque abbia attentato alla vita del Re sia qui, nel castello
Perchè sarebbe stato molto difficile - o meglio, impossibile - entrare nel giardino, senza che nessuno se ne accorgesse.

E penso sul serio che c'entri questo Corallo.

La prossima mossa, prima di controllare nei sotterranei, è andare da Cedric.

Il vero, unico, principale obiettivo, non è salvare il Re, il Regno, Enock e compagnia bella.

L'unico scopo è far sì che tutte le cose vadano al loro posto per distruggere il Re, il Regno e Enock, solo per essere nato a Gelso, solo per essere il figlio dell'uomo che devo uccidere.

Adesso, un po' posso provare a capirlo, il ragazzino.

Corallo era per lui un esempio, e poi si è rivelato un coltello, una ferita, non solo per lui, ma anche per suo padre.

Il difetto di chi riesce a provare emozioni e sentimenti è che, quando questi vengono delusi, poi si vive con la paura che possa accadere di nuovo, non ci si fida più facilmente come prima e non si vuole più aprire il proprio cuore.

Enock è ancora piccolo e ha un cuore.

Forse anche io, se provassi emozioni, reagirei così e non mi fiderei più di nessuno.

Ecco perchè, non capisco il Re.

Sempre gentile e amorevole con tutti, disposto ad investire negli altri... Nonostante tutto.

Corallo non gli ha insegnato niente?

Bisogna sempre imparare dal passato.

Tornando al piano, adesso mi recherò proprio da Lui e gli dirò ciò che penso, perchè voglio che veda quanto mi sto impegnando per il suo Regno, per la sua vita... E si fidi sempre di più di me.

Così, quando avremo chiuso questa storia, potrò proseguire con quella per cui sono effettivamente venuto fin qua.

Salgo all'ultimo piano del Palazzo, dove ci sono le stanze del Sue stanze.

Il pavimento è tutto di cristallo ed ogni cosa è illuminata.

Un po' come quando ero nel giardino, questo luogo mi dà la sensazione che non ci si può nascondere, che tutto è allo scoperto...

Busso alla grande porta bianca, lo Studio Reale.

«Entra», mi dice la voce dall'altra parte del muro.

«Maestà, sono Jensen», entro, guardandomi curioso attorno.

Al centro della grande stanza rotonda, senza angoli, c'è questa scrivania spaziosa, sarà fatta d'oro? E ci sono tanti fiori e tante sculture sparse per la camera... Ma tutto disposto in un certo ordine. L'idea che mi balza alla mente è quella della ricchezza, ma anche della bellezza.

Questa camera mi grida il motivo per cui Kroatoan vuole conquistare Gelso.

La stanza da sola potrebbe bastare per comprare mezza della mia città, tra  sculture, lampade tempestate di pietre preziose, quadri dalle cornici in oro che tappezzano le pareti...

«Ti aspettavo, ragazzo», il Re è seduto su una poltrona blu, dai manici ricoperti di topazi, di fronte la finestra. 

Sembra che guardi l'orizzonte, che cerchi qualcosa. Non capisco se sia preoccupato o altro.

«Allora, scommetto che ti sei dato da fare per capirne qualcosa», continua «Dimmi tutto».

Deve aver visto la mia faccia interdetta (o stupita) - insomma, perchè pensava che stessi indagando per scoprire cosa c'è dietro il suo attentato? -  perchè aggiunge, guardandomi:
 
«Non ci conosciamo da molto, Jensen, ma ti sto capendo sempre di più. Sei molto intelligente e veloce nell'azione, non sei uno che se ne sta con le mani in mano. Quindi, di fronte a tutta questa serie di avvenimenti difficili da spiegare, sicuramente ti sarai messo al lavoro».

Beh, è tutto vero, se non fosse che il reale obiettivo, oltre alla mia indole, è... lui.

 «Sì, Maestà. Sono venuto per dirle che, anche se può sembrare pazzia, credo che Corallo c'entri col suo attentato. Penso anche che si nasconda nel castello stesso».

Sto per cominciare a spiegare come sono arrivato a questa conclusione, ma lui mi interrompe.

«Lo penso anche io».

 «Ah, ha cambiato idea, sua Altezza? Fino a poco tempo fa, non credeva potesse trattarsi di lui...»

«E' vero. Ma c'ho riflettuto. E' l'unico che conosce così bene le armi, il castello e soprattutto è l'unico che potrebbe volere così fortemente la mia morte».

Deglutisco. Beh, non proprio l'unico. 

««v«Tuttavia, non mi importa molto di lui, adesso. Se vuole uccidermi, si rifarà vivo e lo affronterò. Il nemico lo si guarda in faccia, dritto negli occhi», mi dice sorridendomi e quando i nostri occhi si incrociano, mi sento pugnalare nello stomaco.

«Ora voglio Enock, mio figlio», continua, voltando lo sguardo di nuovo verso il cielo «Voglio che torni a casa. Sai, da quando è successo quel che è successo con Corallo, qualcosa in lui si è spezzato, è cambiato. Lo capisco. Aveva solo me e lui e improvvisamente si è ritrovato che la persona di cui più si fidava tenta di uccidere quella che più amava. Tutta la sua voglia di avventura, di spericolatezza... E' come se cercasse qualcosa. Come per dimostrare, ogni volta, che "da solo ce la può fare". Poi arrivi tu, un perfetto sconosciuto e lo salvi. Immagino come si debba essere sentito. Indifeso. Non so se c'entri Corallo con la sua scomparsa, ma so che lui se n'è andato di sua spontanea volontà. Lui ha aperto quella finestra, lui è scappato. Per questo, Jensen, non voglio che lo cerchiate. Voglio che sia lui a tornare da me, quando lo desidererà. Quindi, voglio che tu trovi Enock, ma non lo riporti a casa. Controlla solo che stia bene. Più del nemico, mi importa di mio figlio. Ci siamo intesi?»

 «Signor, sì».

  «Bene».

Ma mentre lascio la stanza, penso che non va affattobene. 

Perchè provo alla bocca dello stomaco questa sensazione che mi stinge e mi riempie e mi svuota. E mi sento... un traditore. 

Scritto da Valeria Quarto


domenica 3 maggio 2015

22. LA STORIA



Illustrazione di Alessia Tricarico
Recuperare la mappa dal Cappellano non è stato difficile.

Anzi, mi ha perfino rimproverato, perché avrei dovuto richiederla e studiarla già da tempo, dato che sono al servizio del Re.

Mi reco nella stanza di Roy, adesso tutti gli inservienti sono al lavoro, quindi qui potrò darle un’occhiata con calma.

Il palazzo ha molte stanze, tutte immense.

Ma questo, lo sapevo già.

Ognuna di essere ha un numero ed un nome, a seconda della sua funzione. Per esempio 4. Cucina, 17. Stanza da Ballo Invernale, 31. Stanza degli allenamenti Fisici, fino alla 300, ultimo piano, la Camera Reale.

Ciò che attrae il mio sguardo è ciò che c’è sotto il palazzo.

Le cantine, la Stanza del Tesoro… E poi uno spazio non numerato e senza nome.

Perfino i ripostigli hanno un numero ed un nome.

Lo si può chiamare istinto, la si può chiamare logica, ma voglio sapere cosa c’è in quel luogo.

Per un attimo, come un fulmine che attraversa la mia mente, mi ricordo di Enock.

Lo stato d’allarme per la sua scomparsa non è ancora stato annunciato, il che è strano. 

Forse il Re pensa che tornerà… Ma dopo l’attentato, non dovrebbe essere più preoccupato?

Spalanco la porta per uscire e dirigermi ai piani bassi, ma mi scontro con Emma e Roy.

«Ahi!», esclamano entrambi in coro.

«Scusate ragazzi», dico «Ho trovato una mezza pista».

«Anche noi», la fronte corrugata di Emma non mi trasmette nulla di positivo.

Rientriamo nella camera, chiudendola a chiave.

«Credo che dovremmo andare a fare un giro nelle segrete del castello», li informo, mostrando loro la mappa e facendo notare quel quadratino vuoto, senza indicazioni.

«Ragazzi, inoltre credo sia importante che voi sappiate bene la storia di Corallo», la voce di Emma è bassa «Per me, lui c’entra».

Si siede sulla poltroncina ai piedi del letto.

Ci accovacciamo seduti per terra intorno a lei, come se stesse per raccontarci la storia della buonanotte.

«Jensen…», Emma sospira «Corallo era un orfano».

Mi fissa, occhi negli occhi.

D’accordo, sono anche io un orfano. Allora?

«Lui non è nato a Gelso. Era una notte fredda, di quelle di cui si legge nei libri per bambini. 

Bussano al portone della Città. La Guardia addetta domanda più volte “Chi è?”, apre la finestrella per controllare chi si trovasse dall’altra parte del muro, ma non vede nessuno.

Eppure, sente qualcosa.

Un pianto.

Titubante, apre e si ritrova ai piedi un secchio, di quelli di metallo, il fondo riempito con della paglia, e un bambino, un neonato di pochi giorni, se non addirittura poche ore, avvolto in strofinacci.

Si guarda attorno, ma non c’è nessuno.

Il gelo aveva ghiacciato le foglie degli alberi circostanti, c’era un silenzio assoluto e non tirava un filo di vento».

«Aspetta, aspetta…» la interrompe Roy «Come fai a sapere tutti questi dettagli?»
«Diciamo che le lavandaie più vecchie non vedevano l’ora di raccontarmi questa storia. 

A quanto pare, ha segnato molto il Regno».

«D’accordo, continua». 

«Non era mai successo nulla del genere a Gelso. 

Qui gli orfani non esistono. 

Il pargolo fu portato dal Re, che senza esitazioni, decise di tenerlo con sé. 

All’epoca Enock non esisteva ancora, ma non lo volle come figlio, bensì solo per dargli una casa. Dicono le lavandaie, che è sempre stato molto buono».

«Insomma, Corallo, chiamato così proprio dal Re, perché era avvolto in stracci di un colore rosso vivo e il bambino stesso aveva la pelle rossastra, crebbe praticamente a Corte. 

Tutto filò liscio, fino all’arrivo di Enock. 

A quanto pare, cominciò a… ingelosirsi».

«Enock lo vedeva come un fratello maggiore. 

Dicono che è per questo che adesso voglia sempre stare da solo e libero di girare senza nessuno accanto che lo sorvegli. Corallo era una specie di mito per lui, una guida. 

Poi tradì il Regno ed Enock, deluso, decise bene che non si sarebbe più legato a nessuno».

Adesso capisco perché fosse così restio anche con me.

Non si fida di nessuno da allora.

«Corallo era in gamba, si impegnava e Re Cedric lo elesse ad una carica molto alta. E aveva solo poco più di vent’anni. Ha sempre saputo che il successore del Re sarebbe stato Enock. E non aveva mai dato segnali che si sarebbe voluto sedere lui, su quel trono. Ma poi, una sera, di punto in bianco si presentò nella Camera Reale. Propose a Sua Maestà che, essendo Enock molto piccolo e che ce ne sarebbe voluto, di tempo, per poter diventare Governante, lui avrebbe potuto prendere il suo posto, intanto.


«Ma al Re non piacque la sua proposta, percepì che se avesse detto di sì, lui non sarebbe più sceso dal trono. Rifiutò, dicendo che sarebbe stato, però, sempre il secondo. Allora, lo colpì con un pugnale nascosto in una tasca del mantello. Erano soli e non si sa bene la dinamica degli avvenimenti come sia andata. Ma è da allora che si è sparsa la fama che il Re fosse immortale, perché le macchie di sangue erano all’altezza del cuore, dicono le lavandaie, ma lui, beh, lui è sopravvissuto. E Corallo, è stato cacciato immediatamente oltre le mura della città».

Fine.

O forse, no.


Scritto da Valeria Quarto