domenica 19 aprile 2015

20. SALVARLO PER UCCIDERLO

Illustrazione di Alessia Tricarico
«Ma che importa se non siamo noi a ucciderlo», esclama Roy, dimenando le mani in aria, riempiendo tutto lo stanzino dove siamo riuniti per gli ultimi aggiornamenti. «Comunque, se viene fatto fuori il Re, ci sarà il delirio e le nostre truppe potranno subentrare».

«Ma non ci arrivi, idiota?!», inveisce Emma.

«Chiunque abbia scoccato quella freccia, potrebbe avere il nostro stesso obiettivo, cioè conquistare il Regno, ma noi non siamo preparati per un “nuovo” nemico. In questo caso il nemico del nostro nemico non può essere nostro amico».

«Emma ha ragione». La mia affermazione sembra stupire i presenti.

«Abbiamo un piano preciso. La percentuale di fallimento del progetto riguarda il fattore umano, ovvero lo scrupolo che potrebbe prevalere in me, che mi impedirebbe di ucciderlo. Questo non potrebbe mai avvenire, dunque è tutto calcolato per il successo. Ma adesso è sopraggiunto un elemento non calcolato nel piano, che potrebbe cambiare tutto».

«Quindi, che si fa?» domanda Roy, con uno sguardo un po’ smarrito.

«Il piano non si cambia… Ma si apre una parentesi. Eliminiamo chi vuole eliminare il Re e poi proseguiamo con il nostro scopo».

«In pratica», dice Emma, guardando un punto fisso nel vuoto «Stai dicendo che adesso, non dobbiamo più ucciderlo, ma salvarlo».

«…si. Dobbiamo prima salvarlo, se vogliamo ucciderlo».

«E dovremmo trovare Enock», aggiunge Roy.

«Dobbiamo assolutamente trovare Enock. Che spero non sia stato già preso…»

«Pensi che si tratti di Corallo? O di un altro traditore?»

Rifletto. Non ne sono sicuro.

«Sappiamo bene che è possibile varcare Gelso. Potrebbe trattarsi di Corallo. Potrebbe trattarsi di un nuovo traditore. Quindi, questo sarà il primo punto da chiarire. Chi vuole il Re morto».

Roy alza la mano di scatto.

Non poteva mancare lo schiaffo sul collo da parte di Emma.

«Idiota, ti sembra il momento di scherzare?!»

«Non sto scherzando,  anche noi lo vogliamo morto! E comunque conserva le tue energie per il nemico, anziché picchiare me».

Sospiro…………..

«Dividiamoci il lavoro: Roy, tu perlustra tutta la zona, alla ricerca del Principe. Emma, tu che sei una donna, indaga nel castello, parla con le cameriere, le inservienti, e scopri più indizi possibili su Corallo, la sua storia e tutto quello che potrebbe servirci».

Non mi passa inosservato lo sguardo truce alla frase “tu che sei una donna”, ma fingo di non averlo notato.

«Io mi recherò sul “luogo del quasi delitto”. Vedrò se ci sono tracce…».

Ci dividiamo, domani alla stessa ora ci rincontreremo nello stesso posto e con nuove informazioni.

Mentre passeggio per il viale alberato, noto come le folte chiome potrebbero benissimo celare una persona appostata, pronta ad uccidere.

Nella mia mente si accavallano mille pensieri. Perché il Re non ha ucciso questo Corallo? E come può essere riuscito a rientrare? Inoltre, il Principe Enock, non poteva scegliere momento migliore per scappare…

Dove la freccia ha toccato terra, rimasto solo un segno nero, di bruciato.

Non avevo mai visto un’arma che si autodistruggesse così, perfino le bombe lasciano tracce di se stesse.

Guardo a destra, a sinistra.

Non c’è nessuno.

Mi accorgo del silenzio assordante.

Questa mattina il cinguettio degli uccellini riempiva il giardino.

Mi arrampico su quello che potrebbe essere il melo da dove è partita la freccia.

Sicuramente, chi ha tentato l’attacco, non è un novellino. Deve essere agile e astuto.

Chissà da quanto tempo lo aveva organizzato.

Ma come ha fatto a mancarlo?

E perché ha scelto di scoccare una sola freccia, proprio quando il Re era in mia presenza, rischiando, come è appunto successo, che avrei potuto salvarlo?

Una volta arrivato sul ramo “giusto”, capisco.

La freccia non è stata scattata da nessuna persona.

C’è una corda un po’ sciolta.

Evidentemente era stato sistemato un marchingegno per sputare la famosa freccia, che ad un determinato orario, avrebbe fatto il suo lavoro. Appena ci siamo allontanati io e il Re, il colpevole deve averlo ripreso.

E se l’ha ripreso, vuol dire che gli serviva o che si sarebbe potuto capire chi fosse stato a sparare il colpo, da quell’attrezzo.

Ciò che ho scoperto, non è abbastanza.

Da questa altezza, si vedono tutte le chiome, di tutti gli altri alberi.

E poi vedo lui.

Colton.

E’ l’addetto al giardino, è uno dei nostri.

Potrebbe aver visto qualcosa, a cui non ha dato peso, ma che un peso, ce l’ha.

Scendo giù per il tronco, con la speranza di ricavare qualcosa di più che un pezzo di corda.





 Scritto da Valeria Quarto 

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